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Data: 03/06/2015 - Ora: 10:55
Categoria:
Cultura
La rabbia è definita un sentimento primordiale
L'essere umano, così come gli animali, è in grado di provare dei sentimenti più o meno intensi che possono modificare un certo tipo di comportamento. Sentimenti come gioia e amore portano sicuramente un clima disteso, sereno e rilassato generando armonia tra gli uomini: la rottura di questa situazione è il subentrare di sentimenti contrapposti quali la rabbia, la frustrazione e la tristezza. Ci occuperemo maggiormente dell'emozione chiamata rabbia poiché è il fulcro in cui nascono la tristezza e la disperazione.
Come la gioia, la rabbia è definita un sentimento primordiale: il neonato cui viene tolto il seno materno, utilizzerà d'istinto il pianto per manifestare il suo disagio nell'interruzione di un nutrimento sia affettivo che fisiologico strettamente necessario. Anche in età più matura il bambino dai 3 anni in su usa la rabbia per comunicare qualcosa sia ai suoi coetanei sia al genitore che spesso interpreta in maniera superficiale i motivi degli scatti d'ira del bambino: in età infantile siamo come delle spugne che assorbono ciò che il mondo (la famiglia) ci mostra, quindi è perfettamente comprensibile che un bambino che vive in una famiglia violenta si lasci andare a gesti impulsivi dettati dalla rabbia e dalla frustrazione che in casa è costretto a subire. A tal proposito può essere opportuno menzionare una frase significativa che la rabbia genera: "L'ira ha rovinato molte persone e ha distrutto molte felicità.
Quando sei arrabbiato, non fidarti del tuo istinto"- Madre Teresa di Calcutta.
Lasciarsi trascinare dall'istinto in momenti d'ira può essere non solo deleterio ma anche fatale (basti pensare a tutti gli omicidi commessi durante le litigate).
Pertanto la rabbia si può definire come pressione negativa su anima e corpus: la mente lancia l'allarme e il corpo reagisce allo stress emotivo in vari modi:
-rossore improvviso
-battiti cardiaci accelerati
-vene delle tempie che pulsano
-difficoltà nell'articolazione dei discorsi(balbettare)
-tremore
la pressione negativa che la rabbia provoca sul corpo di un individuo può danneggiare la salute provocando nelle persone anziane infarti mortali, per cui è molto importante riuscire a mantenere la calma per evitare situazioni simili.
Spesso soggetti potenzialmente più a rischio a scatti d'ira sono gli ansiosi che non riescono a gestire le emozioni forti e presi dalla paura di non essere compresi e ascoltati, si mettono in evidenza attraverso urla, pianti isterici tipici di patologie come Borderline e Narcisismo.
Quando ci arrabbiamo, a parte il motivo scaturante la reazione, lo facciamo anche per uno scopo preciso quale l'interruzione della causa che ci sottopone a un basso livello di sopportazione fisica-emotiva.
Un esempio banale ma che aiuta a comprendere meglio uno scatto di rabbia è il seguente: se ci viene accidentalmente pestato un piede e sentiamo del dolore la mente percepirà la sensazione spiacevole e di conseguenza il nostro corpo risponderà prontamente discostando il piede indolenzito, provocando spesso esclamazioni colorite verso chi ha provocato tale dolore (è ovvio che si tratterà di un momento di brevissima durata, ma intanto la rabbia è servita come monito nei confronti i di colui che stava infastidendo il nostro benessere).
Esistono casi in cui un soggetto si rifiuta, per varie motivazioni, di esternare i propri sentimenti positivi o negativi che siano. Coloro che non si arrabbiano mai vengono ritenute estremamente pacifiche ed innocue, tuttavia, è proprio da questo tipo di persone che bisogna guardarsi poiché chiunque prima o poi è destinato ad "esplodere" ed è senza dubbio un evento da tener conto soprattutto se vi è un lungo periodo di sopportazione da parte di un individuo ad una situazione per lui ostica.
Le manifestazioni di collera sono annichilite dalla cultura generale che vede in esse un potenziale pericolo verso una convivenza civile, tranquilla e spesso vengono soppresse utilizzando la forza: non ci si rende conto del fatto che agendo in questo modo non solo si risponde con il detto "occhio per occhio dente per dente", ma anche che la frustrazione finisce per auto alimentarsi.
Cosa ne pensa la religione riguardo un sentimento cosi attuale da sempre?
Il Cristianesimo propone una giusta misura della rabbia, poiché non la ritiene un peccato (Dio stesso s'indigna salmo 7.11), si tratta di una "sana e giusta indignazione".
Gesù nel vedere i mercati nel tempio sacro, per lo sdegno, scaraventò per terra tutti i tavoli con le mercanzie esposte: un luogo di culto non può diventare un mercato.
Tuttavia la religione si basa su un principio fondamentale che è il perdono usato come antidoto alla rabbia.
Quando la rabbia di Dio si scaraventò sull'uomo attraverso il diluvio universale, la forza del perdono lo condusse verso la sanzione di un'alleanza che avrebbe riportato l'equilibrio sull'umanità corrotta.
Teologicamente quindi Dio ha un progetto salvifico verso gli uomini anche nei momenti più difficili.
In conclusione, sarebbe giusto cercare di seguire nei limiti del possibile lo stesso progetto salvifico divino che porta verso la strada della collera seguita dal perdono.
Per rendere meglio questa affermazione nulla è più efficace di alcune tra le più belle (a parer nostro) citazioni sulla grandezza del perdono:
"Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi."
(John Fitzgerald Kennedy)
"Il perdono non cambia il passato, ma allarga il futuro." (Paul Boese)
"Il perdono più difficile è quello che un uomo deve riuscire a trovare per se stesso." (Anonimo)
"Ognuno dovrebbe perdonare i propri nemici, ma non prima che questi siano impiccati." (Heinrich Heine)
"C’è una dura legge… Quando una ferita ci viene inflitta, non guariamo mai fino a quando non perdoniamo."(Alan Paton)
"Quando ho camminato fuori dalla porta verso il cancello che avrebbe portato alla mia libertà, sapevo che se non avessi lasciato l’amarezza e l’odio dietro di me, sarei rimasto ancora in prigione."(Nelson Mnandela)
"Perdoniamo tutto a noi stessi e nulla agli altri."(Jean De La Fontaine)
"Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio"(Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani)
Autore: Susanna Conte - Irene Leo
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