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Data: 04/01/2019 - Ora: 17:45
Categoria:
Politica
L’atterraggio in Tunisia di un aereo turistico siriano potrebbe essere un ulteriore passo verso il ripristino delle relazioni bilaterali ante febbraio 2012, quando le autorità tunisine ruppero con Damasco e ospitarono l’apertura della "Conferenza degli Amici della Siria"
Un aereo civile siriano è atterrato in Tunisia, giovedì 27 dicembre 2018, per la prima volta in sette anni, dopo una rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, per l'iniziativa dell'ex presidente tunisino Moncef Marzouki, del febbraio 2012.
Il volo, organizzato dalla società civile tunisina e siriana, ha trasportato circa 150 turisti da Damasco alla città costiera di Monastir, per trascorrere le festività di fine anno in Tunisia.
Un'atmosfera festiva, sui ritmi del dabkeh siriano (danza popolare), ha accolto i viaggiatori nella sala degli arrivi. Dozzine di tunisini e rappresentanti della comunità siriana hanno sventolato bandiere siriane e tunisine e hanno reso omaggio alla lotta della Siria contro il terrorismo.
Alla domanda se questa iniziativa sia un ulteriore passo verso il ripristino delle relazioni bilaterali come erano prima del 2012, il portavoce della diplomazia tunisina, Bouraoui Limam, ha detto a Sputnik che "questo è un messaggio di fraternità rivolta al popolo siriano per dire che la Tunisia presta particolare attenzione alla sua sicurezza, alla sua stabilità e all'unità del suo territorio. La società civile ha fatto la sua parte, ma c’è stato anche l'impulso politico e diplomatico delle autorità tunisine, a livello di Presidenza della Repubblica e del Ministero degli Esteri".
L'organizzazione di questo viaggio fa parte di una serie di misure intraprese per ripristinare completamente le relazioni diplomatiche con la Siria, che ha vinto importanti battaglie contro i terroristi di Daesh.
Il 4 febbraio 2012, il presidente tunisino di transizione - Moncef Marzouki - ha rotto unilateralmente i rapporti con la Siria, rinviando l'ambasciatore siriano accreditato a Tunisi, già richiamato dal suo paese, e richiamando il suo omologo tunisino a Damasco.
La rottura delle relazioni diplomatiche, non ufficiale fino a quando l'Onu non è stata avvertita, è avvenuta pochi giorni prima dello svolgimento, a Tunisi, dell'incontro di apertura della Conferenza internazionale degli Amici della Siria.
L'approccio adottato dal presidente di transizione tunisino ha preso a pretesto un "massacro" attribuito a Bashar al-Assad, che avrebbe fatto più di 200 morti nella città di Homs.
Questi eventi, condannati da gran parte della comunità internazionale, si erano verificati alla vigilia di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per discutere della questione siriana.
Tuttavia, di fronte alla critica che fustigava una rottura così "frettolosa", il governo tecnico di Mehdi Jomaa, all'inizio del 2014, ha ripristinato un ufficio di collegamento amministrativo a Damasco, giustificato dalla necessità di gestire gli interessi nazionali e sostenere la comunità tunisina in Siria.
Dopo l'elezione generale tunisina del 2014 e la vittoria di Beji Caid Essebsi sul rivale Moncef Marzouki, "i poteri delegati al capo di tale ufficio sono cresciuti così tanto che ora è considerato come un incaricato d'affari" riferisce Bouraoui Limam.
Attacchi terroristici contro la Tunisia e notizie di circa 3000 tunisini che si uniscono a Daesh, hanno incoraggiato un certo cambiamento nell'opinione pubblica tunisina, ma anche nella classe politica.
Tra marzo e agosto 2017, una delegazione del potente sindacato dell'Ugtt (Unione generale tunisina del lavoro) e due deputati si era recata a Damasco per incontrare i funzionari siriani e il presidente Bashar al-Assad. Le delegazioni parlamentari non includevano rappresentanti del partito Ennahda, né del movimento dell'ex presidente Moncef Marzouki, ostile al potere di Bashar al-Assad.
Appelli multipli dalla società civile hanno chiesto a gran voce, negli ultimi anni, il ripristino delle relazioni al livello cui erano prima di febbraio 2012.
"I rapporti diplomatici che esistono tra i due paesi non sono mai stati ufficialmente interrotti, poiché l'Onu non è mai stata avvisata, come del resto prevede la Convenzione di Vienna. Per quanto riguarda il livello di rappresentanza, la nomina di un ambasciatore in Siria sarà fatto non appena un contesto diplomatico e di sicurezza più favorevole lo consentirà" ha detto il portavoce della diplomazia tunisina. Tardare nel nominare un ambasciatore tunisino a Damasco sarebbe legato alla situazione araba e internazionale, ancora divisa sulla questione siriana, ha detto un funzionario a Sputnik.
"Pur essendo tornata ai tradizionali fondamenti della sua diplomazia, la Tunisia non è in una posizione di forza, a causa della sua situazione interna, e cerca, quindi, di salvare ‘capre e cavoli’. Aumentare il livello di rappresentatività in Siria potrebbe turbare alcuni partner, nella Lega Araba o altrove. La Tunisia dovrà assumere posizioni più decise su alcune questioni, già prima del 2020, quando sarà integrata in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sarà più difficile tergiversare in quel momento" aggiunge il funzionario internazionale, a condizione di rimanere anonimo per questioni di riservatezza.
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