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Data: 12/04/2021 - Ora: 12:58
Categoria:
Cultura
II domenica di Pasqua
Molto noi somigliamo oggi, per la nostra incredulità, agli Apostoli di ieri: siamo paurosi, ancora chiusi nei nostri silenzi, restii ad annunciare il Risorto, proprio come loro, barricati nel Cenacolo. Pure Gesù, uscito dal sepolcro, radioso, ha rivelato agli uomini di sempre le stigmate: squarci profondi, lasciati dai chiodi, sulle mani e sui piedi, ancor più visibile quello inflitto dalla lancia del soldato, nel costato.
Il corpo del Cristo, ferito, è un documento valido per l’umanità di sempre: Dio resta fedele all’uomo per tutto il tempo della nostra storia terrena. Ne sono segno le sue piaghe, irrimarginabili dopo millenni, nonostante dalle tribune del giudizio umano continui a diffondersi, crudele, il grido "Crucifige".
Sia l’Apostolo Tommaso il testimone, antesignano dell’umana incredulità, che, davanti al grande Amore del Signore crocifisso e risorto, si converte.
Anche noi, con lui, facciamo la nostra professione di fede, la più autentica e completa, che rimane nel Vangelo "Mio Signore e mio Dio". Gesù è davvero l’uomo - Dio, il solo degno della nostra adorazione.
Autore: Mariagrazia Camassa
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