Una festa solenne, luminosa, questa che oggi celebriamo, nella
contemplazione del Risorto che fa ritorno al Padre, dopo essersi mostrato
vivo, glorioso ai suoi, mani, piedi e costato ancora feriti, come documenti
indelebili della Sua amorosa Passione per noi, uomini.
Certamente festosa l’uscita di Gesù dal mondo, anche se venata di una
nostalgia inevitabile nei riguardi dell’umanità che lascia, di cui LUI è
ormai una parte inseparabile.
Noi, che talora spiamo tra le rughe del Cielo, alla ricerca del Risorto,
nella Sua Ascensione, celebriamo la festa della nostra esaltazione: la
nostra natura, infatti, nel Cristo, vero uomo, fa il suo ingresso in Paradiso.
Non abbiamo, pertanto, alcun motivo di patire il senso dell’abbandono da
Dio, che ci ha voluti con sé, nel Figlio, al di sopra dei cori degli Angeli.
Strano a dirsi, pure è vero: oggi noi siamo più uniti al Risorto, di quanto i
"suoi" siano stati vicini al Nazareno, prima della Sua Pasqua. Godiamo
della Sua promessa "Sarò con voi tutti i giorni", nella ricchezza dello
Spirito, dono del Padre, Amore ineguagliabile, che ci abbraccia,
rendendoci unità. Trovare il Signore per il discepolo (e non solo!) non è
difficile: ci basta cercarLo nel dialogo, nel Vangelo e nel Pane Eucaristico,
dove rimane vivo, presente. ParlarGli è sempre possibile: ci ascolta come
fratello e amico, vicino, pieno di cura per tutti noi (è promessa divina!);
davanti a LUI non contano i duemila anni passati dalla Sua venuta tra noi,
la Sua Pasqua non ha soluzione di tempo, è Oggi!
Ancora opera in noi, trasformandoci, se noi lo vogliamo, in cristiani
autentici, desiderosi di vivere, da figli, con Gesù Primogenito, nella Gioia.