Beati siamo tutti noi, nella misura in cui siamo capaci di lasciare la strada larga,
comoda, attraversata dai vanagloriosi, dai ricchi di cose, soprattutto del proprio ego,
che sono quelli che il mondo ammira perché sanno atteggiarsi a padroni della storia
e della vita degli altri.
Accanto alla via "dell’uomo di successo" ne scorre però un’altra, stretta sterrata; la
attraversano i semplici, che si affaticano per il pane quotidiano dei propri familiari e
dei meno fortunati, che non hanno più un lavoro.
Questi ultimi camminano stretti gli uni agli altri, desiderosi di sostenersi, attenti a
non far cadere i più fragili. Portano spesso su di loro il disprezzo dei potenti che non
vivendo, come vuole il Vangelo, ritengono sciocchi quanti, invece, sono felici di
vivere tenendo, a modello, l’essenzialità che Gesù stesso ha scelto per sé, quando
era sulla terra.
Dei più semplici stupisce la libertà di spirito, con cui si tengono lontani da
convenzioni e formalismi mondani, inutili.
Beati loro, stanno bene agli ultimi posti, accolgono, della vita, per amore, i giorni
tristi e i giorni lieti, sapendosi amati da Dio.
Beati per davvero, quindi, sono tutti i poveri, che, lontani da ciò che brilla e appare,
conoscono il valore che la loro vita ha presso il Signore e, per Suo Amore, amano
tutti i fratelli, senza fare distinzioni.
La loro meta è il Cielo, annoverati fra i santi ignoti, di cui noi godiamo esempio e
aiuto.
E i ricchi? Imparino a vivere da costoro che umilmente ci insegnano.