Maria accoglie la divina maternità, rimettendosi, obbediente, alla proposta del Cielo,
di cui si fa interprete, presso di lei, l'Arcangelo Gabriele. Ciò che sorprende, nella
Madonna, è la capacità di andare incontro alle necessità del prossimo, senza farsi
trattenere da personali considerazioni sul suo eccezionale stato di vergine e madre.
Subito lei, infatti, si fa "serva" dell'anziana cugina, incinta da sei mesi, dimenticando
sé stessa. Lo stupore cresce ancora, in chi contempla il modo di incontrarsi delle due
mamme: Maria, che porta in grembo Gesù, condivide la benedizione del Signore con
Elisabetta, che, raggiunta dal Kirios, si sente balzare nel ventre il suo piccolo
Giovanni, osannante.
Anche noi possiamo riconoscere la presenza di Dio nella nostra o altrui persona se ci
sentiamo colmi di un Bene così grande da poterne gioire, anche con chi è con noi.
Ciò significa essere benedetti
Maria ed Elisabetta: sono tanto piene dello Spirito del Signore che, mentre la prima
canta il suo Magnificat, per i doni ricevuti da lei, tanto piccola, l'anziana cugina le
riconosce, ancor prima del privilegio di essere stata scelta, come madre
dell'Unigenito, la grande fede che l’ha resa particolarmente bella agli occhi
dell'Eterno Padre (per questa ragione Maria è beata!).
Anche la nostra fede può essere trasformata, da opaca e mediocre, in accoglienza del
disegno che Dio ha su di noi, se ci nutriamo della Sua Parola e ci impegniamo a
renderla viva, ogni giorno, come la Vergine Santa.
Impetriamo pertanto, il dono dello Spirito, che vuole rendere anche noi dimora di
Gesù, che, Bambino, torna a vivere tra gli uomini... nel Natale, che è alle porte.