Il Natale è, per gli uomini di tutti i tempi, invito a tornare alla purezza e alla semplicità dei bambini.
Se ci inteneriamo di fronte alla povera grotta, che fu il primo albergo che offrimmo a Gesù sulla terra, quanto più
deve commuoverci la bella notizia che Giovanni ci annuncia nel suo Vangelo: "Il Padre ci ama e si prende cura di noi!"
Chi ce lo annuncia non è un profeta come altri, ma l’Unigenito, il solo che conosce nell'intimo il cuore dell'Abbà. Il
Bambino di Betlemme, che oggi, nella sua umiltà, ci attrae, viene a rendere palpabile il sentimento paterno di Dio,
per noi, poveri peccatori, tanto profondo e grande da sacrificare, per la nostra redenzione, il suo stesso Verbo.
Oggi sarà veramente Natale per noi, se ci stringiamo, quali figli fiduciosi, al cuore amante del Padre, vera LUCE e Vita
nostra; se purificati dall’orgogliosa incredulità, che ce ne allontana, crediamo che il Signore è sempre pronto a
riaccoglierci nel Suo abbraccio paterno; vincendo le tenebre dei cuori umani.
Più che a farci attrarre dalla poesia della Natività, oggi siamo quindi chiamati a sentirci figli dello stesso Abbà del
Bambino di Betlemme e a voler rinascere, scegliendo di attualizzare il Vangelo, Vita per quanti vogliono essere
credenti.
Certamente così a noi sarà aperta la Porta del Regno, Eternità, nel Padre, che, dà sempre, ci attende.
L'AUGURIO comune è che, nel Suo Amore, che non conosce limite, possiamo ritrovarci tutti, un giorno!
In attesa di tale Evento, Buon Natale! Diventiamo migliori!

Oltre la poesia, facciamo nascere in noi la fede in Gesù Cristo, sempre vivo...
Da Betlemme al Golgota ...
Gesù, oggi per noi, Tu nasci a Betlemme,
emarginato e, come molti altri, povero.
Tua madre ti depone, in pochi panni avvolto,
in una mangiatoia, culla indegna per Te,
che sei e rimani, il solo Re della storia.
Pure chi contempla il tuo sonno bambino,
tormentato dal freddo di una grotta,
non può non pensare al triste talamo,
cui avremmo inchiodato,
già incoronato (re per burla) di pungentissime spine, Te,
condannato a morte ignominiosa, sul Golgota.

Nell'Eucaristia continua a vivere Gesù, vero Dio e vero
uomo.
I millenni che passano
sembra abbiano affievolito, ai nostri occhi,
l'azione dell'Umanità del Cristo,
venuto fra noi, la prima volta, a Natale,
per ricrearci dopo il peccato, in Eden.
Pure la misteriosa presenza dell'Unigenito,
nella nostra storia, resta efficace,
ancora oggi, soprattutto nell'Eucaristia:
ce la donano generosamente il Padre, con lo Spirito,
ogni giorno.
Se oggi le quotidiane tribolazioni rendono
meno fervida la nostra fede, potremo,
cibandoci di Gesù, fattosi per noi Pane,
ritrovare la capacità di Amare intensamente.
Ricominceremo anche a credere e a sperare,
alla sequela del Cristo,
Uomo nuovo, e in LUI
ci sentiremo , pure noi,
eternamente giovani.

La Croce, culla di Gesù morto.
Gesù, abbracciata la Croce,
va verso il Monte Calvario.
La Croce, suo talamo, trono ed altare,
ancor meglio rappresenta
la nostra povera natura,
umana fragilità,
che, già nascendo, a Betlemme,
Egli ha voluto assumere, per divinizzarla.
La morte Lo ha trovato inchiodato a noi (sua croce ) ,
privo anche dello Spirito,
ultimo Suo dono, fatto agli uomini.
Chi siamo? Frutto dell'Amore di Dio,
che, in Gesù, nasce al mondo, rinunciando
a ogni prerogativa divina, non solo: ci
accoglie come "Legno", sua Croce,
culla che Lo accoglierà
morto, dopo la Sua amorosa Passione.