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Le ragioni profonde della misericordia cristiana

Data: 25/03/2022 - Ora: 10:13
Categoria: Cultura

vangelo

Commento al Vangelo 27 marzo


La misericordia deriva all’uomo dalla sua unione con l’Amore crocifisso, lontano dal
Quale a noi sarebbe impossibile accettare e perdonare l’altro, manchevole, come
noi limitato.
Pure ogni fratello va sempre accolto...
La realtà che, al presente, ci provoca, fatta di guerra, di sopraffazione, di morte e di
esilio è anche una divina proposta per la nostra vita, un invito a integrare nel
profondo del nostro cuore, "vittime" e " colpevole ", del conflitto senza
discriminazione. La ragione? Dio si comporta così con noi, che non possiamo
allontanarci dalle sue scelte!
Commento al Vangelo della IV domenica di Quaresima.
Gesù, rivelandosi l’inviato dal Padre per i peccatori, scandalizza i benpensanti del
suo tempo, ipocriti capaci di vedere la pagliuzza nell’occhio del fratello e non la trave
presente nel proprio. Volendo spiegare concretamente a questa gente, (e a noi)
l’Amore di Dio, radicalmente diverso dal loro (dal nostro) per farsi prossimo del
fragile, il Signore racconta la parabola del "Figlio prodigo", che dovremmo intitolare
del "Padre generoso", figura del Padre dei Cieli.
Oltre ogni legalismo, detto genitore generosamente consegna al figlio minore la sua
parte di eredità di beni (essendo in vita il testatore al figlio minore non spettava
l’eredità) che il giovane spende spensieratamente, divenendo tanto povero da patire
la fame. Abbandonato, misero, "il prodigo" torna a casa, dal Padre, che, da sempre,
lo attende, non ascolta il pentimento maturato dal giovane scapestrato
nell’indigenza, lo abbraccia e lo riammette nella condizione di privilegio precedente.
Ancora peggiore la reazione del figlio maggiore, il cosiddetto "obbediente", che si
rivela invece borioso e avaro, incapace di perdonare e amare il fratello, e tantomeno
di comprendere la gioia del padre che reputa ingiusto nei suoi confronti. A nessuno
di noi è concesso di guardare all’altro, con sguardo giudicante ( non possiamo
malvolere neanche il responsabile dell’attuale, tragico conflitto) perché il nostro Dio
è Padre di tutti e, se eliminiamo "l’aguzzino" dal numero dei nostri fratelli, ci
dobbiamo inserire anche noi nella lista dei reprobi, che il Signore, Amante, non può
riconoscere come "suoi figli". Il Dio Cristiano, ancor prima della fedeltà ai
comandamenti dati a Mosè, sul Sinai, ci chiede l’Amore, capace di servire,
perdonare, includere, riconoscere l’altro, soprattutto se peccatore, fra i nostri
fratelli, perché suoi figli. La Quaresima è il tempo che la Chiesa, saggiamente, ci
offre, come tempo forte di penitenza personale e di richiesta di perdono per le
nostre colpe, proprio come preghiamo nel Padre Nostro: " rimetti a noi i nostri
debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori... "

Della parabola del "Figlio prodigo" , dopo molti anni di ascolto e di evangelizzazione
ricevuta e offerta, ho capito, solo oggi, una realtà importante: fra il Padre amante, di
cui ci parla l’evangelista Luca, e voi, genitori, che da millenni, seguite, con affetto
appassionato, i vostri figli, c’è un’enorme differenza: Noi uomini siamo dotati
dell’amore, che è "sentimento", più o meno forte, vero, compassionevole, a seconda
del nostro egoismo, che purtroppo è un vincolo, (quasi sempre, un grave intralcio)
che ci impoverisce. In Dio, padre amante della Parabola, l’Amore è "natura", quindi
irrinunciabile.
La vera, sola immagine che ci può giungere dell’Amore divino è la Crocifissione, che
resterà per noi, in eterno. Ciò che noi reputiamo sofferenza nella nostra vita è frutto
della miopia propria della natura umana, mentre, per il Signore, che è lungimirante,
anche il dolore che noi ci procuriamo insipientemente darà frutti di "Bene".
Il Padre della Parabola fa rivestire il figlio dell’abito più bello e dell’anello "nuziale"
perché ha finalmente capito, dalla sua condotta, dettata dall’egoismo, che "solo il
Padre" è "casa", dal quale ritornare.
La Quaresima ci è data come tempo in cui decidere di farci riabbracciare dall’Amore
di Dio, che è pronto a riaccoglierci per rivestirci dell’abito più bello, quello
battesimale.

Autore: Mariagrazia Camassa

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