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Data: 27/06/2024 - Ora: 10:25
Categoria:
Cultura
XIII domenica del Tempo Ordinario
Vivere da soli, per molti di noi, è motivo di tristezza, per altri è la condizione utile
perché, nel silenzio, si possa maturare un intenso rapporto con Dio, in un dialogo
Dio-creatura che rivela anche noi a noi stessi, bisognosi del Signore. Egli diviene
partner dell'umana quotidianità. Se infatti è irriguardoso rivolgersi a Dio soltanto
perché ci risolva i problemi contingenti, è invece proprio dei "piccoli" del Vangelo
cercare in LUI il necessario sostegno per superare il male. Capita così di trovarci
stretti alla mano del Padre divino per poterGli comunicare gioie e fragilità, in modo
familiare. Gli episodi nei quali ci introduce il Vangelo odierno, ci presentano due
situazioni obiettivamente gravi, che solo l'intervento diretto di Gesù può risolvere.
Tra la folla, che Lo segue, si fa largo Giairo, capo della sinagoga; questi, spinto dalla
gravità del male in cui giace la figlia, supera la difficoltà che le autorità religiose
provavano nell'avvicinarsi al Nazareno. Egli si getta i piedi del Maestro e chiede la
guarigione della sua piccina moribonda. Mentre Gesù, attorniato dalla folla, si dirige
verso la casa di Giairo, una donna Gli tocca il mantello, desiderosa di guarire da un
male (perdeva sangue da dodici anni) che, a quel tempo, la faceva di ritenere impura.
Senza paura, la povera ammalata, alla domanda del Signore "Chi mi ha toccato?" Gli
si getta ai piedi e, davanti a tutti, rivela la sua necessità di guarigione, che sente
operante in sé da quando ha sfiorato il mantello del Maestro. Intanto la piccola figlia
di Giairo è morta: - Non disturbare oltre il Nazareno- mandano a dire al padre...
Gesù, tra la diffidenza irriguardosa della gente che piange, chiede ai genitori di avere
fede...
Al suo invito, "Talita-Kum" ("Fanciulla, alzati") la bambina, come destandosi dal
sonno, si alza, e raggiunge i suoi genitori che, come è stato raccomandato loro, la
nutriranno per farla uscire dal suo stato di debolezza. In sintesi, questi due segni di
cui parla oggi Marco, hanno in comune "la fede" nel Figlio di Dio, venuto al mondo
per salvare l'umanità dal "male" morale, che la malattia fisica rende concretamente
visibile.
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