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Beati, tra noi, quanti amando, credono ed accolgono il disegno di Dio per l'umanità.

Data: 24/02/2025 - Ora: 09:55
Categoria: Cultura

vangelo

VII Domenica del Tempo Ordinario

Il Vangelo di questa domenica potrebbe sintetizzarsi con l'vito a contemplare il cuore
amante di Dio tanto da assimilare il nostro al Suo.
Noi siamo costantemente impegnati dal desiderio di autopromuoverci, difenderci,
garantirci... spesso a spese degli altri. Pestare i diritti altrui è così normale che riteniamo
questa grave ingiustizia una maniera di rivelarci intelligenti. -Non sono uno stupido!- senti
dire da chi ha furbescamente frodato, almeno in parte, i parenti della loro porzione di beni.
Il Vangelo non è un trattato per farmacisti che pesano col bilancino l'Amore da offrire al
prossimo; non è neanche una proposta di vita per sradicati dalla storia; è invece la proposta
di vita che Gesù viene a fare ai suoi discepoli che, amandoLo, decidono seriamente di
seguirLo, facendo le Sue stesse scelte fondate sulla Carità.


È difficile "amare" come Gesù ci chiede, pure LUI lo sa, per questo ci offre, nel Battesimo, il
Suo stesso Spirito che ci trasforma da egoisti peccatori, in figli dello stesso Padre del Cristo.
Non siamo cioè noi a voler cambiare, ma è lo Spirito di Gesù che ci trasforma se Glielo
permettiamo. Se volete riconoscere la presenza dello Spirito di Gesù dentro di voi, Lo
incontrerete nella vostra capacità di soffrire con gli altri, di porgere aiuto ai fragili, di amare,
fra i parenti e gli amici ed ancor più fra gli estranei che incontrate, quanti hanno bisogno di
voi per un consiglio, un suggerimento pratico, un po' di compagnia. Il Vangelo odierno ci
invita a dimenticare noi stessi per accogliere i bisogni altrui, piccoli o grandi che siano, nella
gratuità, senza tornaconto. Un particolare cenno ci viene offerto sul perdono di chi ci ha
offesi...


Nessuno tra noi ne è capace se non è abitato da Gesù Cristo che si è offerto gratuitamente
per la nostra redenzione, fra la umana indifferenza. Dobbiamo cominciare a perdonare noi
stessi, quindi chi ci fa del male perché noi siamo sempre debitori nei confronti del Signore,
che continua a cancellare i nostri e gli altrui debiti, più o meno grandi senza altra richiesta
che non sia il perdono fraterno.
Il giudizio finale per noi sarà misericordioso se anche noi avremo usato misericordia nei
confronti degli altri.

Il dolore Cristiano: altare illuminato dal Risorto-Crocifisso.
Il dolore occupa molto spazio della vita di ogni uomo, della nostra! Certamente non è mai il
"benvenuto" anzi tutti noi vorremmo scacciarlo... come fosse il male contro cui lottare,
come tentazione. Pure non è così! Il "male" che noi facciamo perché accogliamo la
tentazione di voler decidere di noi stessi e della nostra vita, a prescindere da Dio (Amore e
Unità), porta al rifiuto dello Spirito, presente in noi, sublimandoci. Anche il dolore, prima
che Gesù Cristo lo accogliesse, nella sua Croce, come mezzo della Redenzione umana,
veniva ritenuto evidente prova del castigo di Dio... Dall'inizio del Cristianesimo, più di due
millenni fa, la sofferenza morale e fisica, vissuta con amore, per il Signore, ci rende piccoli,
umili corredentori. Pensiamo alla nascita di ogni essere vivente: chi partorisce, in un certo
senso muore a sé stesso per dare vita al "nuovo" essere, suo simile, pure diverso, libero di
esprimere una sua propria modalità di esprimersi. Bene nel morire della "madre"
partoriente e del nascere del nuovo vivente ("mors tua vita mea") è scritta tutta la legge
dell'more: Dio, in Gesù, muore per fare vivere noi. Il supplizio della Croce non è una scelta
masochista, ma un vero e proprio parto del Signore che si abbassa ad un destino creaturale
ingnominioso per dare Vita all'umanità di sempre. Credere in questo Amore folle del Verbo
incarnato non è semplice -la fede è dono da impetrare con desiderio nella preghiera- ma se
si ottiene, allora la sofferenza quotidiana, piccola o grande che sia, non è più frutto della
anonima, intollerabile volontà di un fato malvagio, ma opera di purificazione personale dai
nostri limiti creaturali, ereditati dai progenitori ed elevazione a quella vita Spirituale che ci
abita dal nostro Battesimo. Fin da quel giorno benedetto infatti, noi siamo membra del
Cristo Risorto-Crocifisso, con il Quale collaboriamo, nel tempo alla salvezza dei fratelli. Per
accettare la grandezza di questo nostro destino, con la fede, dobbiamo anche vivere della
Carità (Spirito Santo), dono che il Padre comunica, attingendolo da Sé stesso, a quanti si
pongono alla sequela del Figlio Suo, e, in LUI, continuano la umana Redenzione. Beati, tra
noi, quanti amando, credono ed accolgono il disegno di Dio per l'umanità.

Autore: Mariagrazia Camassa

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