"Le aziende chiudono, la produzione è quasi ferma, la domanda interna è scarsa, le esportazioni «frenano» e l’erogazione del credito è sempre più rarefatta". Il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia ha comunicato in una nota stampa la difficile situazione delle imprese in Puglia che dal 2009 al 2013 sono diminuite di 2.360 unità.

La crisi ha investito interamente il settore colpendo soprattutto Bari, poi Lecce, e nell’ordine Foggia, Brindisi e Taranto. Ad accusare maggiormente i colpi sono state le ditte che si occupano di confezioni di articoli di abbigliamento, poi le fabbriche di mobili, l’industria del legno, del tessile, quelle che si occupano di altri prodotti della lavorazione di minerali, le fabbriche di prodotti in metallo e via via anche le altre. Stabile appare invece il settore alimentare e buona risulta la situazione della "riparazione, manutenzione ed installazione di macchine". Aumentate anche le attività dei servizi alla persona.
Le difficoltà hanno indotto molte imprese ad avviare processi di trasformazione orientati verso produzioni a valore aggiunto maggiore.

"L’artigianato manifatturiero - spiega il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza - rappresenta una realtà estremamente importante e dinamica nella nostra regione. Si contano, infatti, quasi 18mila imprese nel solo settore dell’artigianato manifatturiero e dei servizi alla persona. Tuttavia - aggiunge - la domanda interna, che rappresenta la fetta più grossa degli ordinativi delle imprese locali, resta bassa, troppo bassa per intravedere a breve una ripresa. In più la concorrenza di altri competitor, ubicati in Cina e negli altri Paesi asiatici, è talmente agguerrita da mettere in difficoltà l’intero settore manifatturiero pugliese" che secondo Confartigianato deve essere salvaguardato tramite provvedimenti anche straordinari perché non si può sostenere questa battuta d’arresto.