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Boom dei voucher in provincia di Lecce

Data: 02/01/2017 - Ora: 12:06
Categoria: Economia

voucher

Olre un milione e mezzo i buoni lavoro venduti

Sono ben 6 milioni e 832mila i voucher venduti nel 2016 in Puglia, di cui 1milione e 503 mila nella provincia di Lecce, seconda a livello regionale solo a Bari (2 milioni e 760mila). Rispetto al 2015, nel Salento si registra un incremento dell’11,2% (1 milione e 351 mila i buoni-lavoro venduti lo scorso anno).
Nella graduatoria nazionale stilata dal Servizio Politiche del Lavoro della Uil, sulla base dei dati Inps, Lecce occupa la 32esima posizione, mentre Bari si piazza al 15esimo posto. Il resto delle province pugliese si trova più in basso: Brindisi è al 48esimo con 990mila683, Taranto al 56esimo con 883mila540 e Foggia al 61esimo con 744mila720.
Nelle prime 10 posizioni per maggior numero di voucher venduti nel 2016 troviamo: Milano (9,8 milioni), seguita da Torino (5,6 milioni), Roma (5,1 milioni), Brescia (4,2 milioni), Bologna (3,9 milioni), Verona (3,8 milioni), Bolzano (3,6 milioni), Venezia e Padova (3,3 milioni) e Treviso (3,2 milioni).
La distribuzione sul territorio nazionale vede il 64% dei buoni-lavoro venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% suddiviso quasi equamente tra il Centro (26,3 milioni) ed il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher).
Con un aumento previsionale del 26,3% rispetto al 2015, la Uil stima che l’anno 2016 si chiuda con un totale di oltre 145 milioni di voucher venduti in tutta Italia.


Dall’analisi condotta per attività d’impiego, oltre il 50% dei voucher del 2016 (pari a 73 milioni) si stimano venduti per prestazioni effettuate in attività a cui la Riforma del 2012 ha esteso il campo di applicazione (industria, edilizia, trasporti, ecc.). A seguire c’è il settore del turismo con una previsione di circa 21 milioni di buoni-lavoro venduti nel 2016, il commercio (18,4 milioni) e i servizi (14,9 milioni).
Amaro il commento del segretario generale della Uil di Lecce, Salvatore Giannetto. "Già nei due precedenti Rapporti, rispettivamente di febbraio e maggio del 2016, - ricorda – la Uil ha segnalato con preoccupazione che tale istituto può presentare un alto rischio di abuso e distorsioni nell’applicazione reale. In Puglia, il salto è impressionante: da 2mila443 voucher del 2008 a 6,8 milioni del 2016. E la nostra provincia non sembra porre un freno a questo ‘abuso’, registrando un incremento dell’11,2 per cento rispetto allo scorso anno. Il vero problema – evidenzia - è che questo istituto negli anni ha subito modifiche che ne hanno fatto uno strumento di legalizzazione del precariato".
L’analisi dei dati, ancora una volta, fa emergere indicazioni significative. "Quel che più ci preoccupa – dice Giannetto – è il dato dei settori di attività in cui si utilizzano maggiormente i buoni lavoro in Puglia e nel Salento: commercio, turismo e servizi (terziario), con quasi il 50 per cento dei voucher emessi. Tutte attività piuttosto distanti da quelle rispetto alle quali è nato il lavoro accessorio: lavoro domestico, giardinaggio, attività sportive, solo per citare alcune categorie". Altro aspetto rilevante, sottolinea Giannetto, "è che al grande numero di persone coinvolte, fa da contraltare un ‘fatturato’ relativamente basso (costo del lavoro) rispetto al dato generale generato da altre tipologie contrattuali".
Per la Uil di Lecce, il governo nazionale ha il dovere di intervenire con urgenza per porre fine a questo inarrestabile "imbarbarimento" del mercato del lavoro. "Occorre evitare le frodi e gli abusi – sostiene il segretario Giannetto - colpendo in particolare chi ‘copre’ con un voucher un rapporto di lavoro pluri-orario (per evitare le sanzioni in caso di controlli), aspetto questo emerso dalla discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati. E bisogna intervenire radicalmente – aggiunge - sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo".
Infine una riflessione. "I voucher – osserva il segretario provinciale Uil - sono la punta di un iceberg ben più grande. L’economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta, sempre più, caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle".

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