Per comprendere bene il Vangelo di questa domenica, dobbiamo farci
più vicini al Padre di Gesù, che è anche nostro.
Conosciamo poco l’Abbà: Lo abbiamo relegato, infatti, al suo ruolo di
creatore e di genitore severo, che ha punito, con la cacciata dall’Eden, i
nostri progenitori. Ci sono, invece, purtroppo ignoti la sua infinita
generosità e il suo amore immenso per noi, suoi figli, che vuole felici,
sempre più profondamente in relazione con LUI, oltre il tempo.
Gesù, che, al contrario, ben conosce il Genitore, ce Lo ha donato, con
un gesto di Carità infinita, seconda soltanto alla Sua Redenzione. Ed è
proprio la stessa Carità, che unisce le tre Persone nella Trinità, che
vincola l’Unigenito con noi, discepoli, eletti a Suo gregge. La vita di Gesù-
Pastore è continuamente offerta per noi, secondo la volontà dell’Abbà,
che, nel Figlio, ci accoglie, fin da ora. L’unica realtà del nostro Dio-Trinità
è l’Amore che, in Gesù, si offre sulla Croce, per ritornare, in LUI, a vivere,
glorioso, nella Sua Resurrezione.
La Pasqua è l’evento fondante il nostro essere uomini, che, prima,
eravamo poveri, mortali, sudditi del peccato, e dopo, nel Risorto, siamo
divenuti liberi dal male, divini, eterni, nella misura in cui ci siamo
trasformati in membra del suo Corpo glorioso.
È stato nel Battesimo che, sepolti con LUI, nella sua stessa morte,
siamo stati sciolti dalla nostra natura decaduta, e abbiamo ricevuto la vita
eterna da COLUI, che è la nostra vita.
Assimilati al Cristo che amiamo, siamo divenuti capaci di compiere le
sue stesse opere, a vantaggio dei fratelli nei quali Egli continua a vivere.