Gesù si definisce "seme" piccolo, insignificante, pronto a morire nella
terra della nostra vita, che il peccato rende improduttiva, misera, per
rioffrirle, più dello stato creaturale che ci poneva vicini a Dio, come
Adamo ed Eva, in Eden, il destino di figli del Padre e coeredi del Suo
Unigenito.
Per comprendere la grandezza del dono che ci offre il Crocifisso-
Redentore dobbiamo considerare che ci eravamo autoesclusi, con la colpa
di origine, grave disordine, dalla salvezza eterna, cui eravamo stati
destinati dal Creatore. Eravamo cioè come asteroidi fuori orbita, dispersi
nell’universo, come organi che, ammalatisi, non venivano più integrati
nelle funzioni loro proprie, e quindi estromessi dalla vita del corpo cui
appartenevano.
A noi, sperduti e mortalmente ammalati, si rivolge l’Amore di Dio, che
fa morire Suo Figlio, come ‘seme’, per rioffrire alla nostra terra (umanità
ferita mortalmente) la destinazione per cui era stata creata:
compartecipazione alla divina esistenza, eterna, come coeredi di Gesù,
l’Unigenito.
La Pasqua è il travaglio di Dio, che ci ricrea, ci rigenera per Sé stesso,
in una vita che non conosce tramonto. Poiché la nostra salvezza non ci
deriva da un atto magico, ma da un processo, per noi, lungo e faticoso e,
per il Signore Gesù, doloroso (Croce), così come richiede la nostra
trasformazione da uomini terreni a esseri divini, Gesù stesso si fa ancora
presente, come compagno nostro, continuando a vivere nel Vangelo e nel
Pane Eucaristico, fino alla Parusia.