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Data: 14/02/2019 - Ora: 09:45
Categoria:
Politica
Blasi chiama in causa la Provincia di Lecce
Del caso Colacem si parla poco, eppure la situazione è tutt’altro che risolta. Questo perché da quando è stata rinnovata l’Aia al cementificio (26 febbraio 2018), gli unici interessi realmente tutelati sono stati quelli economici di Colacem, a scapito del diritto alla salute delle comunità locali e dei lavoratori. Mi spiego. In seguito al rinnovo dell’Aia, l’azienda ha chiesto di modificare a suo vantaggio alcune prescrizioni ambientali.
Si tratta di modifiche che riguardano in particolare la copertura del carbonile, formalizzate e rese note in una conferenza dei servizi convocata dalla Provincia l’11 ottobre scorso.
"In sostanza Colacem - dice Blasi - ha chiesto di non procedere alla realizzazione ex novo della copertura del carbonile, proponendo in alternativa di utilizzare un capannone di 8mila mq già esistente, parzialmente utilizzato, da attrezzare e mettere in sicurezza nell’arco di 6 mesi. La Provincia, da parte sua, ha accettato tale richiesta, in quanto - si legge nel verbale della conferenza dei servizi in questione - "la modifica proposta dalla Società relativa allo stoccaggio del carbonile, non è da ritenersi modifica sostanziale dell’impianto".
Da quell’11 ottobre sono passati oltre 4 mesi, ma la Provincia non ha ancora provveduto a redigere il provvedimento con cui definisce i tempi e le modalità per l’attuazione delle modifiche avanzate dalla Colacem riguardo ai carbonili. Ma non solo. In quel provvedimento dovrà essere indicato il tempo massimo entro cui le centraline e il deposimetro per i monitoraggi dell’Arpa dovranno essere installati e funzionanti. Non propriamente delle inezie. Anzi, si tratta della fetta più sostanziosa e urgente, dal punto di vista del territorio, delle prescrizioni ambientali. Cosa aspetta allora la Provincia a produrre quel provvedimento? Perché ci mette tanto?
Ricordo che nel frattempo viviamo in un paradosso per cui Colacem da oltre un anno lavora, avendo tutte le carte in regola per farlo, ma senza di fatto ottemperare alle prescrizioni ambientali previste dall’Aia. Insomma, l’azienda è perfettamente in regola, la Provincia clamorosamente in ritardo e chi ne paga le conseguenze sono i Comuni e i suoi cittadini, che continuano a subire decisioni e macchinosità burocratiche su cui hanno nessun margine di intervento. E tutto, arrivati a questo punto, è inaccettabile.
Mi chiedo quanti malati dobbiamo ancora contare e quanti morti dobbiamo piangere prima che la politica capisca che esiste un’emergenza ambientale in questo territorio che ci riguarda tutti, indistintamente, in larga parte legato al carbone e al rapporto con l’industria pesante. Un’emergenza che non è più possibile nascondere dietro frasi a effetto o compromessi al ribasso, figurarsi dietro i ritardi di natura tecnico-burocratici della Provincia di Lecce".
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