Gesù si fa Pane per colmare il cuore dell’uomo (Cap. VI di Giovanni)
Gesù tu eri solo sul monte,
in intimo colloquio con il Padre,
quando, con il cuore in fiamme,
pensasti di donarti a noi, fatto Pane.
Desideravi da sempre porre rimedio
alla fame dell’uomo, sofferente d’inedia,
ed ancor più grande provavi il bisogno
di cibare d’Amore il nostro cuore ferito.
E venne per te , Signore, la notte di veglia,
davanti all’Abbà, Padre generoso,
divenisti vera manna del Cielo,
per noi, costretti a vivere nel mondo,
deserto rischioso, incapaci di orientarci, fragili…
Ci riconoscesti tutti nella folla sulla riva
del lago di Tiberiade, bisognosi di Pane e di Parola.
Se mi è noto il languore che patisce l’uomo quando ha il cuore svuotato, ferito, non mi
riesce invece di contemplare Te, Amore divino, per la vivida fiamma che promana dal tuo
intimo.
La tua sola volontà, quella notte sul monte, riguardava la divina operazione: ardevi cioè di
desiderio di farti, per noi, Eucaristia, la sola capace di salvarci dalla perdizione.
Fu in quel frangente che pensasti alla lancia con cui il soldato ti avrebbe spalancato il
costato, mentre, Tu, esalato lo Spirito, pendevi ancora dalla Croce?
Avresti così effuso acqua e sangue, un fiume di vita umano-divina, che, in noi versato, ci
avrebbe ridonato la bellezza primitiva.
Il mistero del tuo Amore offerto a noi, sotto le specie Eucaristiche, avrebbe fatto rinascere
una capacità imprevista di generare il Nuovo e una compassione fraterna infinita.
Fu in quella tua notte di veglia sul monte, che nel cuore della Trinità, la morte di Croce ti fu
chiamata più vicina, dall’Amore divino ormai folle, cioè al di là di ogni possibile ragione e di
ogni limite.