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Data: 03/02/2022 - Ora: 12:13
Categoria:
Cultura
Domenica 6 febbraio
Il Vangelo di questa V domenica del Tempo Ordinario ci rimanda alla designazione e alla chiamata degli
Apostoli da parte di Gesù, che, da allora, non ha mai smesso di invitare i cristiani a seguirLo. Si, perché non
si diventa cristiani per caso, né, ancor prima si nasce alla vita per volere del fato. È Dio che ci chiama
all'esistenza e quindi ad essere suoi figli, nel Battesimo. L'essere cristiani non è seguire un'ideologia, ma è
vivere alla sequela del Cristo, primogenito di Dio, ogni giorno, risolvendo problemi e difficoltà quotidiani,
aiutati dal Vangelo. Praticamente, non so a voi, ma a me capita di dover affrontare i diversi contrasti umani
con sofferenza: ciò mi accade nelle incomprensioni e nelle contraddizioni, che hanno il potere di umiliarmi.
Nei momenti di maggiore malessere, però, la consacrazione battesimale si fa richiamo per la mia coscienza,
mi indirizza, cioè alle scelte di vita che Gesù indica ai suoi nel Vangelo. Il racconto di Luca, questa domenica,
ci presenta, sul lago di Tiberiade, Pietro e i figli di Zebedeo, con le barche vuote, dopo una notte di pesca,
senza frutto. Tale contesto mi ha riportata a quanto accade talora, a noi, nelle nostre relazioni umane,
quando l'orgoglio ci allontana dall'amicizia o dalla stessa fraternità. Nella nostra vita quotidiana diviene
molto significativo, in tali difficoltà, che ci allontanano dal "mare pescoso" della nostra umanità, obbedire
all'invito di Gesù, nel Vangelo odierno "Getta le reti dall'altra parte ", che equivale a "Dal versante
dell'umiliazione patita, dall’incomprensione accolta; ti aiuterò, se tu ti rimetti alla mia volontà, a farti
"nuovo", arricchirò cioè la tua umanità di un valore inatteso, di un vigore fecondo. Se ti fidi, come hanno
fatto i pescatori, futuri apostoli, la tua vita acquisirà un valore aggiunto: più che ricca pesca ". Nel concreto
mi ha riempito di meraviglia vedere trasformata la mia fragilità in desiderio reale di convertire la mia
esistenza in un'accoglienza più vera del Vangelo, e ne ho ricevuto pace.
" Questa è la forza di cui avevo bisogno, da sempre, per rendere pescoso il mare delle mie relazioni umane.
"Vi farò pescatori di uomini" – l’ha promesso Gesù ai suoi, a noi, se vivremo la carità fraterna, mare sempre
pescoso, aperti alla sua discepolanza, all'accoglienza dell'altro, come comanda lui. Provate a vivere anche
voi, gettando le vostre reti, intrecci d'Amore, nel mare delle vostre giornate, visitate da presenze amicali,
talora difficili, e vedrete, meravigliati, crescere la vostra capacità di imbastire belle relazioni, arricchendovi
ulteriormente di Dio, che è sempre presente nell'uomo.
La tempesta.
Vento di bufera mi ha spinto,
reti e barca, verso il fondo
di un mare agitato... tempesta della vita.
Ho rischiato di annegare,
lontana dall'approdo, da Dio,
che sempre accoglie l'uomo, suo figlio!
In preda al panico ho gridato:
"Dal profondo... a Te, Signore!"
e il vento minaccioso si è acquietato,
lasciando il posto ad una brezza gentile,
che mi ha sospinto in porto...
abbraccio divino. Qui, ansiosi, mi
attendevano vecchi e nuovi amici,
per salutare la mia desiderata resa,
ritorno alla serena umana relazione,
dopo il periglioso naufragio.
Autore: Mariagrazia Camassa
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