Gesù, ai suoi tempi si meraviglia davanti all’incredulità dei parenti, vicini e
concittadini che possono ben rappresentare molti cristiani di oggi, rispettosi
forse delle celebrazioni domenicali, ma poco credibili nel modo di vivere la
relazione cristiana.
Anche noi, infatti, abbiamo, come i nazaretani del tempo del Signore, bisogno
di un’immagine di Dio potente, lontano, invisibile, magari simile a Giove
tonante, pronto a vendicarsi contro quei peccatori, per la salvezza dei quali,
Gesù invece darà la vita.
Quanto perbenismo ci vieta, ancora oggi, di accostarci agli scarti
dell’umanità! Pure per costoro è venuto al mondo il Nazareno, che non ci
salverà se noi, che ci definiamo "suoi discepoli" non ci sentiremo parte del
numero degli ultimi.
L’Unigenito del Padre non aveva credito da parte dei suoi concittadini perché
era di natali umili e noti erano i suoi genitori, gente semplice.
Tale pregiudizio che oggi rimane tra molti "dotti", per i quali Gesù è un
modello di uomo vittima, ma certamente non è Dio, ieri rendeva increduli i
suoi vicini, nonostante miracoli e guarigioni inspiegabili.
Non è sufficiente essere stati coetanei del Cristo per essere gente di fede; tali
erano invece quei poveri ammalati che, a Nazareth, credevano in Lui e che
Gesù guarisce.
Chiediamoci sinceramente se siamo aperti davvero alla Pasqua del Signore e
se desideriamo vivere eternamente nel nostro Dio, Uno e Trino.
Che cosa fare se ci ritroviamo con una fede fragile? Contempliamo, in questo
tempo estivo, qualche aspetto della natura incontaminata, ringraziandone il
Creatore, pura Bellezza increata, nel desiderio, fatto preghiera, di farci da Lui
incontrare e convertire, perché Gesù, tornando al mondo il giorno del giudizio
possa trovare ancora la fede sulla terra.