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Data: 13/01/2022 - Ora: 11:15
Categoria:
Cultura
Impariamo infine dalla Vergine Maria, nostra madre, a farci intercessori, soprattutto per i nostri fratelli
bisognosi, presso il Signore Gesù
Con le Nozze di Cana ha inizio la vita pubblica di Gesù, che, per intercessione di Maria, Sua madre, in
questa festosa circostanza, opererà il suo primo segno, -trasformerà l'acqua in vino- a vantaggio di due
sposi, che avrebbero potuto vedere naufragare il loro ricevimento nuziale, per la mancanza del succo della
vite. Quello che però sembra ancor più importante sottolineare è che questa festa, di cui parla Giovanni,
adombra le Nozze eterne che il Padre ha in cuore di celebrare, in Paradiso, alla fine dei tempi, tra l'umanità
redenta, e Gesù Cristo, Suo Figlio. Il vino che, a Cana, non poteva mancare è "simbolico" del sangue
dell'Unigenito, versato sulla Croce, fonte di gioia vera, perché nostro lavacro di salvezza.
L'acqua delle giare simboleggia invece la nostra umanità, bisognosa di redenzione, che il Sacrificio della
Croce trasformerà in stirpe sacerdotale, figli dello stesso Abbà di Gesù Signore, in LUI consacrati come
discepoli del Vangelo. In questa pagina dell'evangelista Giovanni emerge ancora la forza di intercessione
materna della Vergine Maria, che comprendendo il problema degli sposi, chiede a Gesù di intervenire e
non indietreggia davanti al suo diniego("Donna,… non è ancora giunta la mia ora ... ") ma, che invece, con
serena certezza, invita i servi di casa a fare quanto Suo Figlio dirà loro. La Madonna conosce, nel suo
intimo, la volontà del Signore, solidale con gli uomini fino in fondo per cui sceglie di osservare un silenzio
operoso, di fronte al ";NO"; del Figlio, che prepari il Suo primo segno, in "nostro" favore.
Viviamo dunque nell'attesa della Festa Nuziale che vedrà la nostra natura umana, incolora, decaduta sin
dall'origine per il peccato di Adamo, redenta, ed ancor più, ad opera dell'Amore traboccante del Cristo,
innalzata a Sua sposa divina.
Impariamo infine dalla Vergine Maria, nostra madre, a farci intercessori, soprattutto per i nostri fratelli
bisognosi, presso il Signore Gesù, sempre desideroso di offrirci i nuovi doni che ne rivelano la presenza
familiare accanto a ciascuno di noi.
Mai più Gesù guarirà dalle stigmate .
Non è il dolore patito
che lascia ferito il Corpo
di Gesù Redentore,
ma il suo Amore per l'uomo.
Neanche in Paradiso
vedremo nostro Signore
guarito dalle stigmate,
che lo hanno unito alla Sua Croce:
troppo grande è l'Amore
che per sempre al legno Lo trafigge.
"Se il non credente contemplasse...";
Chi non crede rifiuta a priori
la Passione redentrice del Signore,
la restringe nel limite di un gesto solidale
di Gesù, uomo generoso, a vantaggio dei "suoi".
Se però si fermasse costui a
contemplare attentamente le piaghe sul Corpo del Signore,
come fa il ricercatore nel suo laboratorio,
troverebbe impossibile giustificare
un dono di Sè tanto grande,
(qual è stato e rimane quello che
di sé, per noi, il Cristo ha fatto al Padre),
da poterLo ritenere non dettato
solo dal suo Amore divino...,
e consumato, poi a favore
di gente fedifraga e indifferente,
quali siamo sempre stati noi.
La Redenzione è missione divina:
Nessun uomo può salvare gli altri,
suoi simili, di cui condivide i limiti,
da fragile.
Gesù, che è Dio, si offre pertanto
al Padre, per cancellare il peccato,
che all'origine, ci aveva allontanati
da casa, nostro Abbà, relegandoci
nel dolore di una perdita insanabile.
L’Unigenito di Dio sa bene
il sacrificio di Sé cui va
incontro, ciò nonostante
si offre perché sa amare divinamente.
Nessuno Lo costringe se non l'Amore
per il Padre che soffre la perdita
dell'uomo, dannato per sempre,
quando si è rifiutato di restare a Dio obbediente.
Simbolo della Passione redentrice di Gesù
sono le piaghe, che nel corpo del Signore
resteranno per sempre, validando
la Sua vittoria sulla nostra seconda morte,
nella gioiosa obbedienza alla Volontà dell’Abbà,
che l’Unigenito ha reso anche "nostro",
restituendoci la dignità di figli.
Autore: Mariagrazia Camassa
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