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Data: 10/12/2021 - Ora: 10:11
Categoria:
Cultura
"Che cosa dobbiamo fare?" ritorna la domanda, ieri posta al Precursore di Gesù, importante ancora per noi
All’annuncio che Giovanni Battista fa della venuta del Messia sulla terra, alcuni, che lo seguono, rispondono
chiedendo "Che cosa dobbiamo fare?". Tale domanda rivolgevano al Battista soprattutto quanti credevano fosse
proprio lui il Salvatore atteso, ed egli traeva spunto da tali interrogativi per dichiararsi "indegno" persino di sciogliere
i lacci di "Chi stava per venire".
In questi giorni primi di Avvento, di fronte alla nostra povera umanità disorientata, spesso violenta, ribelle, già
dimentica del malessere patito nello scorso anno, anch’io mi sono domandata, in più circostanze "Che cosa
dobbiamo fare?".
Sembra che il buio abbia la meglio, che il Verbo di Dio, Parola del Padre, nel contesto umano attuale, non abbia
motivo di essere annunciata, né di nascere perché i nostri cuori sono sigillati da pensieri a Lui estranei,
preoccupazioni socio-economiche lontane dall’Eterno, e da una solitudine, che l’egocentrismo acuisce, riuscendo a
spersonalizzarci.
Né mancano i tentativi ideologici che vogliono privarci persino della gioia di augurarci "Buon Natale" … (sempre che
molti fra noi cristiani, oggi, ne sentano ancora il bisogno!).
"Che cosa dobbiamo fare?" ritorna la domanda, ieri posta al Precursore di Gesù, importante ancora per noi , che
viviamo una crisi epocale, dalla quale siamo schiacciati.
Vale ancora, secondo me, la risposta del Battista agli uomini del suo tempo:
"Date la seconda tunica a chi ne è sprovvisto; non siate violenti; non imponete tasse indebite…"
Ancora più importante delle scelte da compiere, che egli suggerisce è la ragione a queste sottesa: la fraternità
cristiana che ci unisce: siamo tutti figli di Dio.
Il Messia verrà a illuminare , di Amore divino, le opere di solidarietà, che il padre dei Cieli richiede, in nome della Sua
compassione, tanto grande da aver spalancato il Suo cuore paterno agli uomini, diventati perciò fra loro, fratelli.
Ricominciamo a volerci pertanto un po’ di bene scambievole, viviamo nella pace, prendiamoci cura dei più fragili,
soprattutto se nostri familiari; distendiamo il volto spesso corrucciato, abbozzando un bel sorriso, desiderosi di
accogliere finalmente il Signore che è già, di nuovo alle porte del nostro cuore, come Parola che converte in attesa di
entrarvi.
Imploriamo, soprattutto coralmente, per la nostra umanità ferita; "Pace"!
Questo augurio cristiano ci guidi verso il Natale di Gesù, vero inizio per la vita dell’umanità intera.
Invocazioni.
"Signore, guardo alla grotta,
in cui ti appresti a nascere,
-un povero eremo nel quale ti abbiamo
relegato, incapaci di ospitarti!-
Pure, lontani da Te, non sappiamo vivere,
tanto meno amarci… Aiutaci Tu
a zittire gli idoli che ci opprimono,
così che possiamo finalmente
tornare ad invocarti:
"Vieni, nostro Dio! Vieni a liberarci!"
Le vecchie nenie natalizie,
apprese da nonni, molti anni or sono,
hanno una ricchezza di desideri enorme:
invitano Dio a venire ancora nel nostro cuore
pure oggi, allorché i consumi,
beni imposti, ci trattengono, schiavi.
Siamo poveri, Signore, non di cose,
-di queste molti tra noi ne hanno fin troppe!
Potrebbero morire soffocati.-
Ci manca invece la volontà di amarci;
siamo inariditi, come grembi sterili,
incapaci di generare frutti nuovi.
I nostri desideri? Avere tanti soldi!
-Che cosa farcene?-
-Continuare a seppellirci
tra le inutili cose, che la pubblicità
non si stanca di imporci.
-Vieni, Gesù! Tu solo puoi
ricrearci! Facci Tu, che puoi, uomini nuovi!-
Gesù risorto continua ad offrirsi, per la nostra salvezza, nelle sue mistiche membra.
Gesù, che, nascendo tra noi, ha assunto
la nostra povera umanità,
come Suo mistico Corpo, continua ad
offrirci, ogni giorno, al Padre,
in sacrificio di soave odore.
Neppure in Cielo ha dimenticato
di patire il nostro Redentore:
ancora oggi Egli infatti soffre martirio cruento,
in molte sue membra, desiderose anche loro
di morire, per la salvezza di molti fratelli.
In questo tempo difficile, il Signore con noi patisce per aiutarci a risorgere.
Chi sei Tu Signore? Ed Io?
Chi sei Tu per me,
Signore?
Non sono le parole
a rispondermi,
Tu mi doni
Te stesso
nel Mistero:
Pane Eucaristico,
Cristo Risorto,
ma, per i miei
peccati
al patibolo
della Croce,
per sempre
appeso.
Ed io, per Te,
Dio mio, chi sono?
Immagine della Chiesa
del Cantico la sposa:
sotto il capo
ho la Tua sinistra,
mentre, la Tua destra divina,
amorosa mi avvolge.
Il dolore
è come la passione
che rende
ardito l’Amore
in chi ama.
Chi soffre
vive con Te, Signore,
la Tua Pasqua.
Poiché la pena
assottiglia
il tempo
che, pellegrini,
ci trattiene
sulla terra,
l’umanità,
immersa
nel dolore
già contempla Te,
radioso,
Signore
della storia,
in alto,
inchiodato
sulla Croce,
alla vigilia
della comune
Salvezza.
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