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Confartigianato Puglia: "Un treno che non possiamo perdere"

Data: 24/01/2014 - Ora: 11:32
Categoria: Economia

confartigianato

Ecco le priorità per il 2014

Confartigianato Puglia non ci sta a piangersi addosso, malgrado le congiunture negative, c'è bisogno di una spinta propulsiva e di ottimismo per superare la crisi troppo a lungo sofferta. E vede il futuro come un "treno che non si può perdere". "Sono anni - diono - che aspettiamo di uscire dalla crisi, di raggiungere quella «luce in fondo al tunnel» fin troppe volte annunciata. L’intrecciarsi delle vicende politiche, il dibattito, sempre più stanco, sulle cure da somministrare al nostro Paese, non ha sortito effetti sostanziali".
In un contesto in cui solo la protesta eclatante - legittima ma spesso sterile - riesce a conquistare l’attenzione dei media, Confartigianato Imprese Puglia vuole porsi in un’ottica propositiva e costruttiva. Vuole provare, per il bene delle aziende pugliesi, a mettere da parte la crescente frustrazione che deriva dal constatare la profondità dell’abisso che separa il «dire» dal «fare».
"E’ in quest’ottica che, ancora una volta, vogliamo indicare una «lista delle urgenze», un conciso elenco dei provvedimenti non oltre rinviabili, pena il superamento del punto di non ritorno per le nostre imprese e per il nostro sistema economico".

CREDITO – Il problema dell’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese, raggiunge nel Mezzogiorno elevatissimi livelli di criticità. E’ sufficiente analizzare i dati elaborati, nel corso dell’anno, dal nostro Centro studi regionale. In un anno, da ottobre 2012 ad ottobre 2013, i finanziamenti alle imprese pugliesi si sono ridotti di un miliardo 863 milioni, pari al 7,4 per cento (da 25 miliardi 317 milioni a 23 miliardi 454 milioni). Le piccole imprese non hanno beneficiato dell’iniezione di prestiti a tasso agevolato messi a disposizione della Banca centrale europea. Anzi, le erogazioni continuano a diminuire in maniera esponenziale. Occorre semplificare l’accesso al credito delle imprese, innescando un sistema per cui la valutazione della cosiddetta «bancabilità» passi anche dall’analisi della storia dell’impresa richiedente nonché del suo «outlook», ossia delle prospettive di crescita dell’attività. Non è più sostenibile un sistema che, ad esempio, anche a fronte di garanzie fidi all’80 per cento continui a negare l’erogazione di prestiti. Le banche, insomma, devono tornare a fare le banche.

BUROCRAZIA – E’ la più grave malattia che affligge il nostro Paese. L’immotivata frammentazione dei processi decisionali paralizza anche la migliore delle iniziative economiche, sia essa pubblica o privata. L’ipertrofia burocratica permea letteralmente la vita dei cittadini e delle imprese, finendo con l’istituire diffusi centri di potere che mirano unicamente all’autoconservazione e non certo all’efficienza del servizio o alla qualità dei controlli. Un esempio lampante sono i tempi biblici che bisogna attendere per l’avvio ed il completamento delle opere pubbliche. Come possiamo anche solo auspicare la ripresa degli investimenti senza una radicale opera di bonifica della palude burocratica italiana?

LAVORO – Quello del lavoro è il grande dilemma del nostro tempo. Negli ultimi vent’anni le riforme del mercato del lavoro, più o meno incisive, si sono succedute in maniera sempre più vorticosa eppure i risultati ci restituiscono un panorama post-bellico, con il tasso di disoccupazione pugliese che ha raggiunto, nel terzo trimestre 2013, il 19,2 per cento. Questo senza considerare la tragica situazione dei giovani. Continuare ad agire unicamente sul lato dell’offerta di lavoro non crea occupazione, anzi: contribuisce ad aggiungere farraginosità ad una legislazione già oltremodo complessa. In questo senso occorre semplificare ma soprattutto agire in maniera convinta sul lato della domanda e cioè sulle imprese. Sono le imprese, non le leggi, a creare il lavoro. Il drastico abbattimento del cuneo fiscale è l’unico passaggio possibile.

INNOVAZIONE e INTERNAZIONALIZZAZIONE – Sono queste le parole d’ordine per il nuovo anno. L’Italia dispone di una ricchezza unica: il marchio «made in Italy» è il terzo più conosciuto al mondo. Per questo ci rammarica profondamente dover constatare come l’organizzazione di un grande evento quale Expo 2015, che dovrebbe rappresentare un’eccezionale vetrina per l’intero Paese, veda il Mezzogiorno distante, escluso, né protagonista né tantomeno comprimario: unicamente spettatore. Eppure ormai lo sappiamo: si può sopravvivere e crescere solo innovando il prodotto ed aprendosi ai mercati esteri: è questa la strategia vincente a fronte del crollo della domanda interna. La Puglia dispone di fulgidi esempi in questa direzione, ma le oasi nel deserto non bastano: occorre fare ogni sforzo per trasformare le «best practices» in punti di forza dell’intero sistema regionale.

POLITICA ECONOMICA e FONDI COMUNITARI – Ormai da troppo tempo l’intero Paese manca di un piano organico di politica economica, di una visione per il nostro territorio. I Fondi Comunitari sono col tempo diventati la principale fonte di investimento e sostegno alle imprese per lo Stato Centrale, spesso proprio ai danni del Mezzogiorno. Si tratta di una stortura che non può più tollerarsi. La Puglia ha dato prova di essere all’avanguardia nella collocazione delle risorse europee: abbiamo dimostrato di saperle spendere. Ora, però, dobbiamo dimostrare di saperle spendere bene. La programmazione 2014-2020 è l’ultima chance in questo senso.

EUROPA – L’immagine dell’Europa dei Popoli e delle Culture, tanto cara ai Padri nobili dell’Unione europea, sembra essersi sbiadita come non mai a favore dell’Europa delle tecnocrazie e dei poteri finanziari. L’Italia può e deve essere protagonista di un’inversione di tendenza, propugnando con forza una rinegoziazione degli Accordi dal punto di vista politico ed economico. A tal riguardo, sono anni ormai che Confartigianato invoca l’allentamento del Patto di stabilità per consentire maggiore spesa pubblica ed innescare l’effetto moltiplicatore sulle attività produttive ma, al di là della sterile condivisione verbale delle nostre istanze, nessun risultato è stato ottenuto.

E’ necessario, insomma, colmare l’abisso tra il dire e il fare. La pazienza degli artigiani pugliesi è giunta al limite: il 2014 è un treno che non possiamo perdere.

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