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Crescono in Puglia le Partite Iva

Data: 17/02/2015 - Ora: 12:05
Categoria: Economia

partite iva

Sono molti i lavoratori e le lavoratrici che non hanno altra scelta se non quella di aprire un’attività in proprio

Cresce la voglia di mettersi in proprio (condizionati dalla crisi e conomica). I numeri parlano chiaro. In Puglia, continuano ad aumentare le aperture di partite Iva. Segno dei tempi che cambiano, perché, per poter trovare un’occupazione, non sembrano esserci alternative a quella di mettersi in proprio. La conferma arriva da un’indagine condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze. Nello studio rientrano i liberi professionisti (come avvocati, medici, architetti), le ditte individuali, le società di persone, le società di capitali e le altre forme giuridiche. Nel corso del 2014, sono state aperte 36.926 partite Iva . L’anno prima ne erano state aperte 34.846. Si registra, dunque, un incremento di 2.080 unità, pari al 6 per cento. In particolare, nella provincia di Bari, sono state accese 11.306 posizioni fiscali contro le 10.568 d ell’anno precedente. L’incremento, in questo caso, è di 738 unità, pari al 7 per cento.

Bari rappresenta il 30,6 per cento del totale delle nuove partite Iva. Segue la provincia di Lecce, che corrisponde al 21,8 per cento. Si passa da 7.378 a 8.044 nuove posizioni fiscali, con un a crescita d i 666 unità, pari al 9 per cento. Segue Foggia che rappresenta il 16,4 per cento della «torta» pugliese. Da 5.726 partite Iva aperte nel 2013 si sale a 6.040 nel 2014, cioè 314 posizioni fiscali in più, pari al 5,5 per cento. Taranto ( 12,8 pe r cento) cresce di 26 8 unità: d a 4.447 a 4.715 nuove partite iva , pari al 6 per cento. Brindisi (9,2 per cento) sale da 3.290 a 3.400: 110 posizioni fiscali in più, pari ad un tasso del 33, per cento. In calo, invece, l’andamento nella provincia di Barletta - Andria - Trani : meno 0,5 p er cento (da 3. 437 si scende a 3. 421).

«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza , presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ci consentono di comprendere come l’apertura di nuove partite iva rappresenti oggi una specie di valvola di sfogo in carenza di valide alternative lavorative. Sono molti i lavoratori e le lavoratrici che, a fronte dell’impossibilità di collocarsi o ricollocarsi come dipendenti, non hanno altra scelta se non quella di aprire un’attività in proprio. Non è un caso che, parallelamente, calano le diverse forme di lavoro a termine, le collaborazioni a progetto e quelle occasionali». «Va inoltre considerato che , tanto a livello nazionale che regionale , l’autoimprenditorialità gode di svariati incentivi, ed è sicuramente un fatt o positivoTuttavia – conclude il presidente – è necessario comprendere che, per evitare che le nuove realtà si trasformino in esperienze effimere, destinate a durare per brevissimo tempo, il supporto non può arrestarsi alla mera fase di start - up, ma deve continuare negli anni, con strumenti idonei a garanti re lo sviluppo, la crescita e l’autosufficienza delle nuove imprese».

Di più: gli andamenti positivi osservati nei mesi di novembre e dicembre possono essere stati influenzati dalla novità contenuta nella Legge di stabilità 2015, che ha introdotto un nuovo « regime forfetario», in sostituzione del preesistente regime fiscale di vantaggio . Va detto che è in discussione la proposta di proroga del vecchio regime per tutto il 2015. Entrambi i regimi esonerano i contribuent i dal pagamento di Iva ed Irap. Però, i l regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limita l’imposta dovuta al 5 per cento degli utili dichiarati e può essere mantenuto per cinque anni, con l’eccezione d ei soggetti giovani che, fino al compimento del 35^ anno di età, possono mantenerlo anche oltre i cinque anni. Il nuovo regime forfetario p uò essere invece mantenuto senza limiti di tempo e fissa l’aliquota di imposta al 15 per cento del reddito determinat o forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi/compensi (che varia in base all’attività esercitata). I requisiti per poter aderire o rimanere nei due regimi sono differenti, ad esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30mila euro per il re gime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15mila e 40mila euro in base all’attività esercitata.

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