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Data: 10/05/2016 - Ora: 09:57
Categoria:
Cultura
Presentata una raccolta di opere del celebre autore leccese
Una raccolta di dodici opere scritte tra il 1925 e il 1984 per celebrare Raffaele Protopapa, il più noto commediografo salentino, prezioso autore del teatro in vernacolo. La sua produzione, che ha abbracciato quasi tutto il ‘900, si ascrive alla grande tradizione della commedia popolare ed è in parte raccontata in questo nuovo progetto editoriale intitolato "Teatro Dialettale Leccese… ‘per divertire me stesso’", curato dai figli dell’intellettuale salentino, Anna Maria e Francesco.
Diceva Protopapa che "il dialetto è il fondamento del nostro patrimonio culturale e noi leccesi abbiamo il dovere di custodirlo amorevolmente, se vogliamo evitarne il dissolvimento". E la sua penna, ironica e autoironica al contempo, ha fatto da collante a tutta la sua attività, raccontando personaggi e situazioni dalle peculiarità caratteristiche, di cui ogni opera è intrisa. Il libro appena pubblicato lo testimonia: sfogliando il corposo volume edito da "Esperidi", tra le tante commedie realizzate da Raffaele Protopapa, si ritrovano opere note e meno note della sua vastissima produzione (che comprende anche numerosi lavori in italiano).
L’elenco delle commedie selezionate in questa prima raccolta comprende "Le mbrogghie de lu requenzinu" (1925), "Lu requenzinu mammarutu" (1931), "La pentola di Lucullo" (1931), "La Furtuna" (1944), "La Uardia" (1964), "L’Acchiattura" (1968), "Lu Senatore" (1970), "Filippu e Panaru" (1971), "Nna causa alla pretura" (1972), "Lu spiritu te lu Tata Ngiccu" (1972), "Le corne d’Argentu" (1976), "Lu Rre de Lecce" (1984). I personaggi che popolano le vicende sono quelli della "realtà che ci circonda", dell’umana commedia di tutti i giorni che "svela" tanto la borghesia quanto il popolino. Grande protagonista di numerosi racconti di Protopapa è la famiglia Cannetta, composta dal capofamiglia usuraio Pati Cenzi, dalla moglie Tora e dal figlio Requenzino. Si tratta di personaggi che, secondo la scrittrice Flora Russo, "fissano i caratteri essenziali del mondo teatrale di Protopapa" sviluppando "una feconda serie di situazioni" in cui si agitano anche altre figure tipiche, quint’essenza delle "leccesità": sono le "cummari", i "cumpari", i "ficcanasu", le "pecure zoppe" e le "cciti-mariti" che contribuiscono a delineare un affresco umano molto denso e colorato.
Gli intenti dei lavori nulla hanno a che vedere con la denuncia dei difetti del costume e della morale. E’ Protopapa stesso a illustrare la concezione del teatro che ha rappresentato in oltre 60 anni: "Mi si chiede spesso com’è che sono diventato scrittore di teatro. Non lo so neanch’io. È un ‘vizio’ che ho contratto da ragazzo. A togliermelo non sono valsi né la mancanza di tempo, né i disagi degli anni di guerra, né i normali ‘grattacapi’ familiari, né il mio disordine permanente, né la mia congenita distrazione, né la spesa per la carta (mai recuperata!). Mi si domanda, ancora, perché ho scelto lo stile umoristico. Questo lo so: per divertire me stesso". Appunto, divertire se stesso, ma anche tutto il pubblico che, specchiandosi nelle trame rappresentate sul palcoscenico, ha saputo riconoscersi e ridere di sè.
Il libro è stato presentato lunedì 9 maggio 2016, alle ore 18.30, presso il Teatro "G. Paisiello" (a Lecce in Via G. Palmieri). Sono intervenuti Francesco e Anna Maria Protopapa, figli dell'autore salentino. L’evento è stato inserito nell’ambito della manifestazione nazionale de’ "Il Maggio dei Libri".
Autore: Francesca Quarta
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