Il Vangelo di questa domenica rappresenta, da vicino, una delle possibili drammatiche
pagine della nostra storia, come quando qualcuno dei "nostri" un giorno è stato vittima di un
problema grave, dichiarato dagli uomini insolubile. Succede allora a tutti noi-credenti o
meno!-di rivolgerci al Cielo, a voce alta, nel pianto. E tanto più la nostra richiesta sembra
non trovare risposta, più noi gridiamo a Dio "Aiutaci! Salva!". La disperazione di quei
giorni, noti a tutti, attribuisce però a Dio un ruolo non suo: Egli non è il guaritore di turno, né
Colui che ha il compito di risolverci i gravi problemi umani, all'occorrenza. Pensiamo invece
a quando eravamo bambini: i nostri genitori non potevano prevenire le nostre cadute o
malattie, ma ci accompagnavano, restavano con noi, ci curavano con amore. Dio è Padre,
disposto ad aprirci sempre il Suo cuore per alleviarci il dolore, ma non nel nostro modo
infantile, magico, immediato. "La cananea" della odierna pagina del Vangelo, siamo tutti
noi, spesso incapaci di credere, ella ha una pena intollerabile: la figlioletta, è vittima di una
condizione irriducibile...
Sembra che Gesù resti insensibile alla sua situazione di madre, a vantaggio della quale
intervengono quindi gli apostoli -la Chiesa nascente- Anche a loro il Signore sembra negare
l'intervento guaritore nei confronti della "vittima del male"! Presto però la cananea, madre
dolente, trova nel suo cuore, fino ad allora incredulo, la luce della fede in Cristo Gesù. Ella
accetta anche di sentirsi trattata come cagnolino, che si contenta delle briciole che cadono
dalla mensa dei figli di Dio, i credenti. L’umiltà di chi si converte ottiene anche l'impossibile
dal cuore di Dio, proprio come la cananea, che riceve la liberazione della figlia dal
"maligno"