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Data: 18/12/2015 - Ora: 11:39
Categoria:
Attualità
Prende piede l’ipotesi di una meningite da pneumococco. Le analisi hanno escluso la presenza del meningococco. La parola all’autopsia.
Arriva da Bari la risposta sulle cause della morte della mamma 30enne leccese. Nel «liquor» inviato dalla Microbiologia del Fazzi non ci sarebbe il batterio "meningococco", ma lo "strepto-pneumococco". Un batterio altrettanto pericoloso se si guarda all’aggressività, ma decisamente rassicurante circa la diffusione del contagio.
«Un batterio che comunque potrebbe causare una meningite – chiarisce Alberto Fedele, direttore del Sisp, il servizio di Igiene pubblica della Asl – soprattutto in presenza di sepsi. Attendiamo l’autopsia per avere risultati certi – aggiunge – ma pare che il germe si sia diffuso per via ematica e abbia interessato tutti gli organi e, verosimilmente, anche le meningi».
E continua, «Lo pneumococco aggredisce soprattutto i soggetti fragili. Noi consigliamo sempre la vaccinazione ai neonati e agli anziani che hanno condizioni a rischio. La donna in questione aveva avuto un incidente e le era stata asportata la milza».
Secondo il primario di Infettivologia del Fazzi, Anacleto Romano, la donna potrebbe aver avuto una sepsi con "coagulazione intravascolare disseminata" (Cid).
«Lo pneumococco dà in genere una polmonite – osserva l’infettivologo – Ma non si può escludere una meningite, perché dal polmone il sangue raggiunge le meningi, soprattutto in un soggetto senza la milza. Un organo importante per le difese immunitarie e chi ne è privo deve fare la vaccinazione anti-meningococcica, anti-pneumococcica e anti haemophilus influenzae, altrimenti rischia di morire. Probabilmente la donna non era stata vaccinata e quindi era esposta. Queste sono solo ipotesi, bisogna attendere i risultati dell’autopsia».
Intanto procedono le indagini dell’autorità giudiziaria per fare luce su questa morte assurda e improvvisa. Questa mattina è stato iscritto nel registro degli indagati il responsabile della Rianimazione del Fazzi, dottor Carmelo Catanese.
E’ amareggiato «per aver battuto il record degli avvisi di garanzia – osserva con disappunto – Dopo appena due ore dall’arrivo della paziente nella sala di bonifica i parenti si erano già rivolti al magistrato».
L’anestesista del Fazzi ricostruisce i fatti. «La paziente arriva in rianimazione alle 6,55, proveniente dal Pronto soccorso, dove era stata portata alle 6 di ieri. Entra in" bonifica" in condizioni terminali, cianotica, marezzata, tipica proprio della meningite con Cid. Tanto che appena l’ho vista mi sono chiesto cosa l’avevano portata a fare. Alle 8 è morta, alle 9 è pervenuto l’avviso di garanzia del giudice. E’possibile – si chiede - lavorare in queste condizioni, senza serenità? Noi – dice disarmato – non abbiamo l’acqua santa; non possiamo guarire con l’imposizione delle mani».
Quest’anno sono stati almeno una ventina gli avvisi di garanzia alla rianimazione del Fazzi e nessuno è andato avanti. Tutti archiviati in fase istruttoria. Solo in un caso si è andati in dibattimento; e qui i 45 rinviati a giudizio sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto.
«I parenti denunciano alla Procura perché – osserva il dottore Catanese – se hanno torto non perdono niente. Se però va bene, prendono soldi. Non c’è alcuna inibizione; intanto la Asl paga con i soldi dei cittadini».
Autore: Salute Salento.it
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