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Data: 19/05/2014 - Ora: 11:19
Categoria:
Turismo
La stagione estiva alle porte, divampa la polemica
Falso allarmismo o problema reale? E' a rischio la stagione estiva a causa della chiusura di alcure aree costiere colpite pesantemente dall'erosione? I bagnanti frequentano effettivamente le zone interessate o sono aree piccole di solite impervie e quindi non frequentate? Sono tutte domande che vanno poste per esaminare gli effetti delle ordinanze di qualche giorno fa, nove, per l'esattezza, a firma della Capitaneria di porto di Gallipoli. E soprattutto, l'invito è quello di non creare fantasmi anche laddove non ve ne sono, con l'informazione che fa da cassa di risonanza ai vari appelli allarmistici.
Si vieta la balneazione in tratti di costa ricadenti in altrettanti Comuni. Succede nel Salento, a poche settimane ormai dall'inizio ufficiale della stagione estiva. I Comuni interessati sono Andrano, Castrignano del Capo, Diso, Gagliano del Capo, Alessano (porticciolo di Novaglie), Porto Cesareo, Racale, Tiggiano e Tricase: 30 kilometri di litorale in tutto che aggiunti a quelli già inibiti, portano a 50 kilometri il tratto di costa salentina da vedere, ma non "toccare". Ma molte di queste zone sono molto limitate nella loro estensione e anche molto poco praticate a differenza dei tanti chilometri di spiaggia prese d'assalto da residenti e turisti.
Gli atti portano la firma del comandante della Guardia costiera, Attilio Maria Daconto, e sono passati sotto il vaglio del procuratore di Lecce Cataldo Motta che ieri ha spiegato che i provvedimenti hanno il fine di garantire un'estate sicura a salentini e turisti, sgomberando il campo da allarmismi e false notizie. Il rischio di crollo di molti tratti di falesia salentina è tangibile; negli anni troppo poco è stato fatto per tutelarla, ha detto Motta. Ed ora è la resa dei conti. La condizione di dissesto idrogeologico ed instabilità della costa è evidente, come evidenziato dal Pai (il Piano ambientale idrogeologico), che già lo scorso marzo ha portato alla chiusura di alcuni tratti di costa nei Comuni di Melendugno, Vernole, Otranto, Castro e Santa Cesarea Terme. "Ma, ha detto Motta, non è il caso di allarmarsi; inibire ha il solo fine di garantire la sicurezza alle persone ed ai luoghi ed avviare una attività di revisione del Piano idrogeologico". Già, quindi, una prima risposta arriva da colui che ha firmato le ordinanze.
A questo si aggiunga il commento di alcuni politici tra cui Sergio Blasi: "Le ordinanze di divieto servono infatti solo a mettere in pace l'anima dei pubblici ufficiali in caso di incidenti. E le grandi opere di contrasto all'erosione sarebbero solo rimedi temporanei utili a spostare il problema qualche anno più in là. O qualche mese. Per non parlare del pericolo che queste opere rappresenterebbero per il paesaggio naturale, vera ricchezza di questo territorio". Una bella stoccata ai provvedimenti presi ma è con la Regione, di cui è consigliere, che rincara la dose: "E' necessaria una revisione dei meccanismi che regolano la gestione della sicurezza sulle coste; la Regione Puglia dovrebbe potenziare le capacità di monitoraggio continuo dell'Autorità di bacino e allo stesso tempo condividere con i Comuni piani di fruizione delle coste che siano ecocompatibili e continuamente, assumendo ogni anno l'obiettivo di tutelare sicurezza e turismo, nel rispetto della natura".
"Così come si sta procedendo – conclude Blasi - si rischia invece di affidarsi alla costruzione di opere inutili e invasive o di fidarsi più delle carte che della realtà imponendo divieti anche dove i rischi non ci sono, o di lavarsene le mani, lasciando solo il turista, o il cittadino, di fronte al rischio delle sue passeggiate su scogli pericolanti. Se si smettesse di urlare e si uscisse ciascuno dalla propria trincea per un confronto interistituzionale improntato alla ragionevolezza, ne guadagnerebbe il territorio e la qualità del dibattito pubblico".
Autore: MN
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