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Data: 20/11/2015 - Ora: 08:42
Categoria:
Politica
Trivellazioni; Paolucci (Pd), dubbi e controlli dalla Commissione europea
L'europarlamentare Massimo Paolucci ha presentato il mese scorso un'interrogazione a proposito delle nuove trivellazioni in Adriatico, Jonio e in altre regioni italiane. La risposta dalla Commissione europea è arrivata ieri e in pratica solleva molti dubbi sulle autorizzazioni concesse per mezzo dello Sblocca Italia, rispetto alle ultime direttive europee in materia di sicurezza ambientale nel
settore idrocarburi (2013/30) per la loro estrazione a mare e rispetto
ai nuovi e più stringenti parametri per le Valutazioni d’Impatto
Ambientale (2014/52)", afferma il vice capodelegazione del Pd al
Parlamento europeo Massimo Paolucci.
"Sulla prima direttiva (2013/30), già recepita dal nostro Paese, - dice Paolucci - la Commissione ha annunciato il controllo di rispondenza tra questa e lo
Sblocca-Italia. Vuol dire che oggi non esistono le dovute garanzie a
riguardo. E questo, soprattutto per quanto riguarda il delicato tema
della sicurezza a mare, pone seri dubbi", spiega.
"Ancora più dubbi persistono sulla conformità tra lo Sblocca-Italia e
i nuovi criteri per le Valutazioni di Impatto Ambientale introdotti
dalla direttiva 2014/52, che l’Italia ancora non ha recepito (ha tempo
fino a maggio del 2017). Solo allora potranno essere attuati i
controlli di conformità. Qui la faccenda è ancora più complicata
perché è palese che lo Sblocca-Italia non è conforme alla nuova
direttiva in due dei suoi pilastri: la partecipazione pubblica ai
processi decisionali e la costituzione di un’autorità in accordo con
gli Stati confinanti per il rilascio della VIA quando, come nel caso
delle trivellazioni in Adriatico, i rischi connessi alle operazioni
riguardano anche altri Paesi (Croazia, Slovenia, Montenegro e
Albania)", aggiunge.
"Al di là dei pur rilevanti dubbi di merito, è evidente che questa
parte dello Sblocca-Italia ci riporta all’indietro in quelle che sono
le politiche energetiche e impatto ambientale. Mentre l’Unione europea
pianifica e costruisce modelli di sviluppo sempre più autonomi da
materie prime fossili e comunque non rinnovabili orientati
all’economia circolare, l’Italia va nella direzione opposta,
percorrendo, inoltre, strade poco agevoli. Tutti sappiamo che estrarre
petrolio dal nostro sottosuolo, oltre che rischioso, è molto costoso e
poco redditizio. Si cambi strada, si modifichi questa parte dello
Sblocca-Italia e si fermino le trivellazioni prima che lo faccia
l’Europa sanzionandoci", conclude Paolucci
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