Talvolta, leggendo il Vangelo, si fa largo in noi il desiderio profondo di tornare ai tempi di Gesù Cristo e di godere della sua presenza amorosa, capace di guarire le ferite del cuore, inferte dalla colpa. Sul lago di Tiberiade, la folla, alla "Sua" ricerca, osservava le barche degli Apostoli, con il Signore a bordo, per precederLo sulla sponda dove pensava fosse diretto allo scopo di radunare, intorno a Sé, gli intimi, che tornavano stanchi dalla Missione evangelizzatrice che li aveva impegnati. Gesù, allora, non volendo sottrarsi "ai molti" perché li vedeva smarriti, come gregge senza pastore, si donava a tutti con compassione "materna"
[Sì, perché Gesù è per noi "madre", avendo partorito alla salvezza l'umanità peccatrice, sulla Croce, per poi nutrirla di Sé col Suo Corpo=Eucaristia]. Il Cristo faceva a tutti dono di Sé (=Parola di vita eterna) cui ispirarsi. Il desiderio di Gesù Cristo non è oggi meno intenso: il bisogno umano di incontrarLo e il Suo di lasciarsi ricevere nelle nostre povere esistenze si intersecano e si nutrono, del Vangelo, che ci colma della Sua stessa vita, e alla Mensa Eucaristica, allorché Egli, fattosi, per Amore, Pane, viene a vivere in noi, affamati di Bene. Se nelle Comunità Cristiane il Sacerdote è chiamato ad essere pastore del suo popolo, ciascuno di noi, adulto nella fede, si senta impegnato a vivere, secondo la personale maturità cristiana, l'azione pastorale, a vantaggio dei fratelli poveri di fede, che rischiano di smarrirsi eternamente.