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Data: 19/06/2014 - Ora: 15:52
Categoria:
Politica
MObilitazione bipartisan contro la chiusura del Tribunale
Il Tar di Lecce a rischio chiusura per provvedimento del Governo sulla riforma della PA. Ma come può un territorio così vasto, con cento amministrazioni locali chiudere i battenti, senza peraltro risparmiare neppure un euro sulla spesa corrente? Una follia per molti, anzi per tutti, anche per gli stessi compomenti del Pd che siedono in Parlamento. E' il caso dell'onorevole Salvatore Capone che cerca di contrastare la chiusura del Tar scrivendo una lettera a Matteo Renzi e al ministro per la Semplificazione Marianna Madia.
Per il parlamentare leccese il Tar non deve essere soppresso: pur condividendo la «portata rivoluzionaria» dei provvedimenti di riforma della pubblica amministrazione approvati dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 giugno, Capone sottolinea che il Tar di Lecce è punto di riferimento di tre provincie da 37 anni e «presidio di straordinaria importanza contro il mal costume negli appalti. Non ne faccio una questione di appartenenza territoriale - continua - né tantomeno campanilista: uno Stato più snello e meno costoso è obiettivo totalmente condivisibile. Unisco però la mia voce a quella di chi, e sono tantissimi, nella possibile chiusura del Tar di Lecce vede il "rischio di mandare in subbuglio il territorio, aggravando le spese per cittadini e imprese"».
Capone ricorda anche quanto affermato dal presidente del Tar Antonio Cavallari: «Mentre il Tribunale leccese incide sul bilancio dello Stato per 25mila euro annui per l’affitto della sede di proprietà del Demanio, a Bari l’incidenza è esponenzialmente superiore, con un costo annuo di 3 milioni di euro per l’affitto di una sede inadeguata ad ospitare, ancora parole di Cavallari, "anche personale e contenziosi in arrivo dalla tre province di Lecce, Brindisi, Taranto"».
A mobilitarsi contro la chiusura molti esponenti politici, da Forza Italia a M5S. C'è chi invoca anche un intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè non firmi il decreto del provvedimento.
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