Per meglio comprendere il Vangelo di questa domenica, dobbiamo tornare alla nostra comune
esperienza: essere invitati da parenti o amici a partecipare a un pranzo importante, in cui si
festeggia una ricorrenza fausta, con molti altri invitati. Ci viene subito in mente il pigia, pigia per
accaparrarsi un posto strategico, e per il servizio delle portate e per il ruolo importante che
presumiamo di ereditare. E come noi, si comportano un po' tutti gli altri presenti!
Gesù viene invitato, con molti altri, alla tavola di un fariseo, e, notando questa corsa
all’accaparramento del posto "migliore", insegna ad essere discreti nelle pretese personali per
evitarsi l'umiliazione dell'essere "retrocessi" dai primi posti che potrebbero toccare ad altri.
Quanto invece è desiderabile essere "promossi" dall'ultimo, dove ci siamo sistemati, ai primi, dal
padrone di casa!

Quello di Gesù è un invito a restare umili, a non essere supponenti, nelle relazioni
umane e soprattutto nel rapporto con il Cielo. Nessuno di noi ha dei meriti di accampare presso
Dio, pure fossimo stati capaci di conservare candida la veste battesimale, giacché il Bene fatto
nasce sempre dalla Grazia di cui il Signore ci fa dono. Se poi vogliamo vivere da cristiani autentici,
siamo generosi e prodighi di cura con i fragili. I pranzi fra amici, infatti, non commuovono il Padre
dei Cieli! Costituiscono semplicemente un nostro piacere umano, che il Signore non loda. Sono
infatti i nostri fratelli più bisognosi che Egli vuole vedere da noi promossi: ciò Lo rende contento
per loro e per noi.