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Data: 04/04/2013 - Ora: 11:15
Categoria:
Politica
Critico Salvemini sull'ambiguità dell'amministrazione
Per la sottoscrizione dei Boc (Buoni obbligazionari comunali, aggiudicati nel 2005 dal gruppo Deutsche Bank per 105 milioni di euro) da parte del Comune di Lecce, la Procura di Lecce ha chiesto la condanna di tre imputati. Un anno di reclusione la pena chiesta per Ennio De Leo, ex assessore al Bilancio del Comune di Lecce; un anno e sei mesi per Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del settore economico e finanziario e un anni e quattro mesi per un componente del suo staff: Lucio Stefanelli.
Riassumento la storia, al centro vi è la liquidazione degli incentivi pari a 684.400 euro che, secondo l’ipotesi accusatoria, il Comune avrebbe versato agli imputati "in assenza di regolare impegno di spesa e senza adeguata copertura finanziaria", che avrebbero così ottenuto un ingiusto profitto.
Secondo quanto emerso dalle indagini Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del settore economico e finanziario, avrebbe falsamente dichiarato di aver provveduto "ad espletare gran parte del procedimento di perfezionamento relativo all’emissione del prestito obbligazionario", giustificando la liquidazione degli incentivi al gruppo d lavoro Ennio De Leo. Sarebbe stato l’ex assessore Ennio De Leo a proporre e a far approvare dalla Giunta comunale, inducendo in errore gli altri componenti della stessa, il regolamento comunale per la ripartizione degli incentivi. Un regolamento, secondo l’accusa, del tutto illegittimo.
Naccarelli avrebbe poi provveduto a liquidare i premi, "attestando falsamente la regolarità contabile e la copertura finanziaria della spesa". L’ex dirigente del settore economico e finanziario del Comune di Lecce avrebbe percepito un incentivo pari a 319.880 euro; 42mila euro a Lucio Stefanelli. Stefanelli risponde anche per le accuse di minaccia, ingiuria e calunnia nei confronti di un altro dipendente comunale.
Sulla vicenda interviene il consigliere di opposizione Carlo Salvemini che oggi, dal suo blog afferma: "Costituirsi in giudizio per chiedere il risarcimento patrimoniale nei confronti di un proprio dirigente sotto processo penale per i danni procurato sul caso Boc e Via Brenta; e continuare ad avvalersi delle prestazioni dello stesso, considerandolo figura di riferimento della burocrazia comunale al punto da riconoscergli premi di risultato e responsabilità sempre crescenti.
Cosa devono pensare i leccesi di questa ambiguità?
Scaturisce da convenienze, opportunismi, calcoli, prudenze?
Non c'entra nulla la presunzione di innocenza: i fatti sono documentati e chiarissimi e riportati in una sentenza della Corte dei Conti. Che legittima il Comune a pretendere subito la restituzione dei 350.000 indebitamente incassati.
Mentre si chiede un sacrificio a tutti i cittadini sarebbe dignitoso ottenere la restituzione di una somma illegittimamente sottratta alle casse comunali, invece di accordare al dirigente una vergognosa restituzione mensile che scade dopo il 2050".
Autore: Maria Nocera
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