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Data: 19/06/2017 - Ora: 11:08
Categoria:
Attualità
Spi Cgil Lecce: "Quelle lettere foriere di ansie e preoccupazioni per gli anziani: ci auguriamo che non arrivino più"
Una buona notizia per i pensionati: la Cassazione, con sentenza n. 482 dell’11 gennaio 2017, ha stabilito che le somme percepite in più sulla pensione non vanno restituite.
Come spesso da noi denunciato anche in provincia di Lecce, negli ultimi anni, centinaia e centinaia di pensionati hanno ricevuto dall’Istituto di Previdenza intimazioni di pagamento, in alcuni casi anche per migliaia di euro, con pagamento immediato, senza concedere possibilità di poter presentare ricorso. La trattenuta avveniva in automatico, anche a partire dal mese successivo alla notifica.
Ebbene, la Cassazione ha stabilito che, nei casi in cui l’INPS corrisponda mensilmente somme, a suo giudizio, indebitamente percepite, spetta allo stesso dimostrare, con un provvedimento dotato di una motivazione la logica del provvedimento. Provvedimento che deve contenere appunto le motivazioni e l’indicazione dei presupposti giuridici che lo hanno determinato, nella considerazione che va ad incidere sul reddito mensile del destinatario.
Inoltre, la richiesta di restituzione delle somme, in tutti i casi, avviene dopo anni dalla percezione. L’INPS, come riportato nella circolare n. 31 del marzo 2006, procede ogni anno "alla verifica delle situazioni reddituali dei pensionati incidenti sulla misura o sul diritto alle prestazioni pensionistiche e provvede, entro l’anno successivo al recupero di quanto eventualmente pagato in eccedenza". Con la sentenza nemmeno questo è più possibile. La Corte infatti ha stabilito che "le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di ‘errore di qualsiasi natura’ commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato".
Quindi, le somme vanno restituite soltanto se la pensionata e il pensionato hanno cercato di imbrogliare l’INPS, producendo documentazione falsa o ingannevole. Come succede nella stragrande maggioranza dei casi, l’errore è dovuto a calcoli errati dell’Istituto.
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