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Data: 30/03/2015 - Ora: 10:32
Categoria:
Attualità
Un legame indissolubile
Maria era a Gerusalemme per pregare, e fu lì che venne a sapere della condanna a morte di Gesù. Si precipitò piangendo verso il luogo in cui sarebbe passato suo figlio e, appena lo vide, si avvicinò, lo abbracciò e, poggiando il viso in mezzo alla corona di spine e ai capelli unti di sangue e sputi, colma di dolore, disse con flebile voce "figlio mio!"
Questo è sicuramente il passo più commovente della Bibbia, e penso non sia un caso il fatto che riguardi proprio il legame di una madre al proprio figlio. Non esiste al mondo sentimento più intenso e potente.
In effetti, questo legame si instaura già dagli ultimi periodi della vita gestazionale in cui il feto vive in stretta relazione con i ritmi (cardiaco e respiratorio) di colei che lo ospita e in particolare con la sua voce; quindi mai sottovalutare la sua importanza e profondità non solo a livello affettivo ma anche a livello chimico.
Molte tra le più importanti figure in ambito psicologico e psichiatrico considerano l’attaccamento uno dei bisogni basilari di ogni individuo, al pari di quelli fisiologici come il cibo. Di conseguenza, si intuisce quanto siano importanti i primi anni di vita del bambino e il rapporto con i genitori.
Freud pensava che l’interesse del neonato verso il suo accuditore fosse dovuto al solo bisogno di alimentazione, riducendo così il legame madre-figlio a una semplice dinamica di sopravvivenza dell’individuo e della specie. Per fortuna questa idea così arcaica è stata superata, e molti studi hanno dimostrato l‘ importanza dell’affetto e del calore dell’accudimento per lo sviluppo psico-fisico del piccolo.
Nel famoso esperimento di Harlow sui neonati dei macachi (uno dei primati più vicini alla specie umana), viene osservata la scena in cui al piccolo, dopo che viene separato dalla madre, viene data la possibilità di avvicinarsi a uno dei modelli di surrogati: una soffice e riscaldata, e l’altra metallica e con il latte.
La scelta non lascia dubbi! Il bisogno di accadimento batte spudoratamente quello del cibo, e ne sono l’ennesima prova anche i numerosi casi clinici che dimostrano il disadattamento sociale di bambini che sono stati allontanati precocemente dalla madre, poiché nella moderna definizione di "vita" non è inclusa solo la sopravvivenza fisica ma anche e soprattutto l’ adattamento sociale, ciò che fa di noi un ente parte del mondo, un’identità attiva e non passiva e legata ai semplici istinti e bisogni fisiologici.
La psicologa Mary Ainsworth ha elaborato un’importante procedura sperimentale (Strange Situation https://www.youtube.com/watch?v=QTsewNrHUHU ) in grado di definire il tipo di attaccamento del bambino sotto osservazione.
In una prima fase si introducono madre e bambino in una stanza, poi successivamente si fa uscire la madre per qualche minuto e infine, i due si riuniscono:
ATTACCAMENTO SICURO
Il bambino gioca tranquillo e quando la madre esce dalla stanza mostra piange e interrompe le attività ricreative fino al suo ritorno. I bambini con attaccamento sicuro all’età di tre anni riescono a comunicare senza difficoltà i loro sentimenti.
ATTACCAMENTO INSICURO-EVITANTE
Il bambino evita il contatto con la madre quando è presente e non mostra segni di agitazione né durante la sua assenza né al suo ritorno. Questo comportamento è il risultato di meccanismi di difesa. Evidentemente la madre avrà avuto nei suoi confronti atteggiamenti poco attenti e di conseguenza, per paura di essere nuovamente rifiutato, evita di lasciarsi andare e di mostrare il proprio bisogno di cure.
ATTACCAMENTO INSICURO-AMBIVALENTE
I bambini mostrano disagio durante tutta la registrazione. Le basi di questo comportamento risiedono in un’errata interazione con il genitore la cui incostanza e imprevedibilità equivale nell’inaffidabilità nei momenti di difficoltà del piccolo, provocandogli una costante angoscia.
ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO
Ne fanno parte i bambini che risultano inclassificabili: ad esempio quelli che piangono durante l’assenza della madre e poi la evitano al suo ritorno.
Molte delle esperienze del bambino (alla nascita e dopo) saranno positive ed essenziali alla sua crescita mentale e fisica, ma molte potranno essere traumatiche, prime tra tutte le negligenze e inadeguatezze dei genitori. Queste esperienze saranno memorizzate e andranno a strutturare parte del nucleo inconscio del bambino, condizionandone gli affetti, il comportamento e la personalità anche da adulto.
Maria è l’esempio perfetto di come un genitore debba porsi con il proprio figlio. La sua responsabilità è senza dubbio significativa poiché come madre, è preoccupata per la strada che Gesù intraprenderà, ma tuttavia non ostacolerà mai le volontà del figlio.
Il genitore saggio mostra il cammino ai figli senza levare loro gli ostacoli su cui possono inciampare. Un atteggiamento troppo autoritario non è costruttivo, poiché non lascia spazio all’ascolto che invece è la vera colonna portante di un futuro e sano rapporto madre-figlio.
Autore: Irene Leo, Susanna Conte
Data: 22/12/2022
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