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La Puglia delle acque marine e delle condotte sottomarine

Data: 24/06/2013 - Ora: 09:05
Categoria: Attualità

aqp

Il rapporto del Centro Studi don Milani di Nardò in seguito all'Audizione della V Commissione regionale

Il Centro studi "don Milani" di Nardò ha partecipato in qualità di invitato all’Audizione che si è tenuta a Bari il 20 giugno 2013 su cortese invito del Presidente della V^ Commissione regionale Dott. Donato Pentassuglia. Un doveroso ringraziamento va al Presidente della V^ Commissione e al Consigliere regionale Arch.Salvatore Negro per aver voluto audire le ragioni del Centro Studi in merito all’O.d.g. avente come oggetto: "Impianti di depurazione a servizio dei Comuni di Sannicola, Galatone, Nardò, Porto Cesareo." A detto incontro erano presenti: i componenti la V^ Commissione regionale, l’ass. Maglio in sostituzione del Sindaco Risi, l’Ing. Piero Formoso dirigente l’Ufficio urbanistico di Nardò, Il Presidente e il Coordinatore del Centro Studi "don Milani". Assenti tutti gli altri rappresentanti dei Comuni invitati. Il consigliere regionale Dott. Andrea Caroppo, in apertura, ha illustrato le motivazioni dell’audizione tese ad ascoltare le problematiche ambientali dei Comuni interessati agli impianti di depurazione esistenti o da progettare o ancora da realizzare.

Il rappresentante del Comune di Nardò, ass. Flavio Maglio ripercorrendo la storia delle varie delibere e delle intese succedutesi fra Nardò, Porto Cesareo e la Regione Puglia, nel sottolineare la venuta meno di alcuni accordi assunti nella progettazione programmata causa quindi della sua caducazione, ha ribadito la volontà unanime del Consiglio comunale di non realizzare la notoria discussa e discutibile Condotta sottomarina. Caducazione, peraltro, consolidata dal fatto che il Comune di Nardò ha già avviato la pratica presso il Ministero dell’Ambiente per realizzare un immenso Parco Marino Terrestre comprendente il Parco naturale di Portoselvaggio, la Palude del Capitano e l’Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Nardò. Lo stesso assessore comunale ha anche specificato la stridente contraddizione fra la presenza del Parco Naturale Regionale Terrestre e Marino con lo sfocio nelle acque di pertinenza di una condotta sottomarina.

Per rendere ancora più evidente l’incompatibilità di questa presenza infrastrutturale, ha esibito alcune foto di sversamento inquinante misto in mare come occasione di mal-funzionamento del depuratore neritino, vanto dell’ingegneria progettante. Occorre ancora aggiungere che la Regione Puglia nel golfo ionico salentino intende realizzare diverse condotte sottomarine come quella del Comune di Gallipoli, di Porto Cesareo e Nardò, dell’Avetrana, di Taranto ecc. Il Golfo salentino praticamente sarà in balia delle acque reflue a Tab 1, quando tutto funziona se funziona! Superfluo rammentare che l’arco ionico salentino è particolarmente appetito dall’industria balneare-turistica. Secondo il Coordinatore, infatti, l’obiettivo della Regione Puglia non può essere quello di costruire tante condotte sottomarine con dispersione in mare di tanta acqua, quanto invece quello di perseguire il ‘ripascimento’ della falda acquifera, la cui realtà, allo stato di fatto sempre più salinizzata, evidenzia notevoli rischi di palese desertificazione della superficie. Occorre allora lavorare per il futuro, applicando i migliori metodi innovativi, servendosi appunto delle nuove tecnologie che la scienza mette a disposizione specialmente oggi che ci si propone l’attuazione di nuove ed importanti scelte nell’ambito dell’uso e riuso delle acque (come d’altronde nel campo edilizio, auspicabile valida alternativa è l’utilizzazione dell’obbligata architettura "passiva", magari mediante incentivi e defiscalizzazioni nell’ambito della costruzione di tipologie che contemplino queste già sperimentate e determinanti caratteristiche. Inammissibile infatti una casa, un ufficio, una palazzina, una zona residenziale, "energivora", oltre certi standard. Queste riteniamo siano la responsabilità reali per la difesa del territorio, se e solo se, la Regione Puglia, volesse veramente porre le basi di una cultura diversa di ‘paesaggio ambientale’ finalmente interpretato come ecosistema culturale, ‘sostenibile’).

Infatti, chi, come la Regione Puglia, possiede un paesaggio diversificato e stilisticamente differenziato, ha molte più responsabilità di elaborare dispositivi di difesa e conservazione delle sue meravigliose peculiarità. Evidente è il cambiamento culturale in atto che, si auspica: "non voglia vedere Nardò come ultimo comune che sconvolgerà il proprio eco- sistema naturale per inserire una condotta a terra, ma il primo che dall’affinamento produca uno viluppo ‘indotto’ dai reflui al recupero e al riuso delle acque, creando vere e proprie filiere corte. Il ritornello, ricordiamo, rimane lo stesso: "se l’acqua è pura perché sversarla a mare o, se è sporca, perché sperderla in mare?" e invita i cittadini e amministratori a far sì che nessuna goccia d’acqua sia dispersa ma opportunamente affinata, impiegata in svariati altri mille usi non potabili.

Il Presidente del "don Milani" Giovanni Però è intervenuto sull’argomento chiedendo in via preliminare se il tema in esame riguardasse gli impianti depurativi in generale o solo quello della condotta unica Nardò- Porto Cesareo oppure l’eventuale scorporazione dei due impianti. Non essendoci stata alcuna risposta alla domanda, l’intervento, si è sviluppato sia sull’ipotesi di una condotta unica o separata, sia sulla necessità di rivedere gli attuali sistemi di depurazione e modelli di sviluppo. Ha precisato che il tracciato previsto dal progetto redatto dall’AQP lungo la litoranea di Nardò, non può essere accettato dall’Amministrazione Comunale poiché, oltre ad essere un vecchio arnese obsoleto, preclude la possibilità agli insediamenti esistenti e futuri di Sant’ Isidoro, Villaggio Resta, Villaggio Tramonti, di allacciarsi alla rete fognaria già depurata. Ha sostenuto con estrema determinazione che i sistemi depurativi vecchia concezione con lo scarico a mare non possono più avere cittadinanza e che le varie condotte fognarie depurative non devono riversare le acque a mare.

Le stesse acque di Tab 4, trattate attraverso moduli di affinamento collegati al depuratore, possono essere riversate in possibili vasche di accumulo o attraverso la creazione di una rete duale da parte dell’AQP, destinate a tutte quelle opportunità che la società moderna e civile richiede: agricoltura, con l’intervento del Consorzio di Bonifica dell’Arneo; le campagne dell’ex Ente Riforma, con l’intervento dell’ERSAP e dell’ARIF; servizi igienici, a carico delle ditte di Igiene ambientale, per lavare le strade, i cassonetti, innaffiare i tanti rondò, i giardini pubblici, le aree mercatali, le diverse aiuole comunali; i privati, per irrigare le tante pregiate serre; la protezione civile, per gli incendi; l’AQP, per realizzare il sistema duale ad uso dei vari lavaggi domestici e aziendali, ecc. ecc.

Il Centro Studi "don Milani" ha proposto l’urgenza di cambiare l’attuale modello di sviluppo, sottolineando che gli impianti di depurazione come infrastruttura di sanificazione ambientale devono essere apripista per servizi innovativi più idonei, evitando dissipazione di denaro pubblico, desertificazione territoriale, sperpero ingente di acqua potabile nei campi da golf, depauperamento della falda acquifera con conseguente distruzione di paesaggi e devastazione di ambienti marini e terrestri. I rappresentanti dell’AQP, in risposta alle foto esibite, si sono riservati di intervenire per conoscere le cause del mal funzionamento occasionale del depuratore di Nardò ed hanno continuato ad elencare gli accordi temporali sottoscritti dall’ ex Sindaco Vaglio relativi alla realizzazione di una Condotta A nulla sono valse le osservazioni relative alla caducazione unilaterale sopravvenuta e quindi della nullità degli accordi stilati con la precedente amministrazione, nè la circostanza dell’inesistenza della rete fognaria e del depuratore, realizzato con "project financing", poiché fatiscente, dissolto, contestato dai proprietari del terreno, a Porto Cesareo.. Gli Ing. dell’AQP, si sono trincerati dietro lo strumento programmatorio del Piano Regionale di "Tutela delle acque", che ha previsto quel tipo di tracciato con realizzazione di una (onerosissima sic?)condotta sottomarina. Altro elemento indiscutibile per la Regione e per l’AQP è che qualsiasi impianto depurativo, per ragioni cautelari di troppo pieno, ha bisogno per legge di uno scarico a mare!! Si è contestata tale affermazione con il fatto che il canale Asso, presente sul territorio di Nardò, riceve acque reflue Tab 1 da cinque depuratori facenti capo a 41 Comuni del Salento, il cui recapito finale è la Vora delle Colucce e non il mare, sempre in territorio neretino!!!! Il Canale Asso, per l’ AQP, è idoneo per lo scarico in Vora di cinque depuratori. Una vergogna a cielo aperto! Il Centro ha poi chiesto ad un ingegnere dell’AQP se l’Ente è in grado di garantire la qualità delle acque reflue che si sversano nel canale Asso (Tab 1) così come garantisce le acque potabili.

La risposta è stata negativa trattandosi a suo dire di "sistemi diversi". Legittima considerazione: L’ente pubblico e di conseguenza la Regione Puglia, cui appartiene l’AQP cosa garantisce? Può un Ente pubblico non garantire al 100% le sue attività d’istituto? A fronte di controlli ufficiali cosa verrebbe fuori? E altra domanda: i 5 depuratori dei 41 Comuni sono tutti a norma, efficienti e sicuri o sono soggetti allo stesso fenomeno presentato nella foto dall’ass. Maglio? Nella Vora delle Colucce quanti reflui giungono depurati a norma? Quanto inquinamento si immette e quanto gli strati terrestri della Vora riescono ad affinare di refluo Tab 1, per renderlo potabile a noi cittadini? Alla domanda come si intende servire i territori di Sant’Isidoro, Villaggio Resta, Tramonti ecc., in futuro?

Risposta: il Piano di Tutela delle acque prevede nel tempo allacciamenti singoli al Depuratore di Nardò! Riflessione: l’AQP o meglio la Regione Puglia non trasla la condotta di Porto Cesareo sulla provinciale 112 per consentire l’allacciamento fognario di quella vasta area risparmiando moltissimo denaro ma si riserva in previsione la realizzazione di nuovi tracciati attraverso l’impiego di nuovi fondi finanziari. L’audizione è terminata con la V^ Commissione che si è riservata di far conoscere le proprie conclusioni in merito. Come ciliegia finale delle varie discussioni fuori e dentro la Commissione regionale si è appreso che il Piano di Tutela delle Acque è un "totem" inviolabile, un "feticcio" religioso, uno "strumento pianificatorio" immodificabile!!???.

A nulla le obbiezioni fatte dai rappresentanti del Centro che qualsiasi Piano, proprio perché amministrativo e programmatorio, può essere modificato, aggiornato, adeguato alla realtà e alla necessità che si riscontra in loco. Deduzione finale del Centro Studi: gli interessi e le procedure organizzate non corrispondono alla realtà dei luoghi né alle esigenze del territorio ma a qualcosa che si cela nella burocrazia tecnica e amministrativa.

Speranza ultima per una Puglia moderna è l’impegno assunto da cinque Consiglieri regionali: Negro, Amati, Pentassuglia, Cervellera e Zullo di recarsi presso il Ministero dell’Ambiente e chiedere per la Regione Puglia, che non ha corsi d’acqua superficiali, una deroga che consenta di scaricare i reflui super raffinati, oltre Tab 4, eccedenti le utilizzazioni da parte degli Enti e dei privati, in falda.

Autore: Centro Studi don Milani, Mn

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