Primo successo del 2013 per il Lecce, che torna ad assaporare la gioia dei tre punti grazie al successo casalingo nella seconda giornata di ritorno del Campionato Nazionale di Lega Pro, ottenuto contro il Cuneo col punteggio di 2-0, grazie alle reti di Pia e di Bogliacino su rigore.

Va detto tuttavia, che la gara è stata tutt’altro che facile e che tra il primo ed il secondo tempo si sono viste due partite completamente diverse.
Se infatti, nella prima frazione di gara, Lerda non rinuncia al consueto 4-2-3-1, schierando Benassi, Vanin, Esposito, Di Maio, Legittimo, Zappacosta, De Rose, Bogliacino, Pia, Chiricò e Chevanton, va detto che, a parte il ritorno di Bogliacino che ha indubbiamente elevato il tasso tecnico del centrocampo giallorosso, l’undici di partenza ha tutt’altro che impressionato, dato che non è riuscito ad effettuare neanche un tiro in porta nei primi 45 minuti di gara.
Anzi, non si può tacere il fatto che l’avversario di turno, dotato di una buona organizzazione di gioco, ma privo di individualità di rilievo, probabilmente non ha creduto fino in fondo alla possibilità di fare il colpaccio, limitandosi a buone iniziative ma senza davvero affondare il colpo, altrimenti con molte probabilità avremmo commentato una partita dall’esito ben diverso.
Invece, Di Quinzio e compagni si sono limitati a tenere lontani dalla propria area di rigore l’undici giallorosso, che, anche per la scarsa vena degli uomini avanzati, Cheva su tutti, dopo alcune folate iniziali, si è andato via via spegnando, facendo perdere la pazienza ai 4.200 e rotti presenti sugli spalti di un Via del Mare reso vivo, come sempre, dall’incessante tifo della Nord.
Il secondo tempo, dicevamo, ha invece segnato la svolta della gara.
Infatti, Lerda, che questa volta ci ha messo davvero del suo, ha apportato una serie di correttivi, lasciando negli spogliatoi sia Chevanton che Esposito (vedremo con quali conseguenze nei prossimi giorni…), rimpiazzandoli con Jeda e Vinicius, ed ha invertito gli esterni, cambiando di fascia Chiricò (portato a destra) e Pia (portato a sinistra).
Ebbene, i giallorossi hanno decisamente cambiato marcia, sfruttando finalmente le fasce, togliendo spazi agli avversari che non hanno più messo il naso dalle parti di Benassi e, sia chiaro, senza strafare, sono riusciti a raggiungere il risultato.
Infatti, già al quinto minuto, dopo una serie di pregevoli iniziative personali, che avevano portato alla conquista di un paio di angoli, sugli sviluppi di uno di questi, Pia ha trovato il gran gol dal vertice destro dell’area di rigore, andando a piazzare il pallone all’angolino basso alla destra del portiere ospite che non ha potuto far nulla per mantenere inviolata la propria porta.
Dopo il gol, vi sono state tutte una serie di iniziative dei vari esterni, Chiricò, Pia, Legittimo e Vanin che anche se non hanno portato al raddoppio, hanno comunque fatto in modo di spezzare l’organizzazione del Cuneo, che di fatto ha dovuto badare più a difendersi che a cercare il pareggio.
Inevitabile, quindi, che in una delle trame offensive, il subentrato Jeda (decisamente più in palla rispetto alle ultime apparizioni), si sia procurato con grande opportunismo un rigore, facendo espellere l’autore del fallo da ultimo uomo, Scaglia.
Quindi, al 42^ del secondo tempo si è portato sul dischetto Bogliacino che non ha sbagliato ed ha regalato il raddoppio ad un Via del Mare finalmente felice per il successo dei giallorossi, che ormai mancava da troppo tempo (2-1 alla Reggiana).
In conclusione, se da un lato ancora non si è rivisto il Lecce arrembante delle prime partite, dall’altro va detto che Lerda ha avuto il gran merito di correggere in corsa una gara che era partita decisamente male, conseguendo una vittoria che consente di ridare un minimo di tranquillità ad un ambiente che ne aveva fortemente bisogno.
Se a ciò aggiungiamo che è stato recuperato finalmente Bogliacino, uomo di categoria superiore, che Jeda e Pia hanno dato finalmente segnali di ripresa e che Zappacosta sta a poco a poco prendendo sempre più in mano il centrocampo giallorosso, si può affermare che i segnali di una timida ripresa si possono intravedere.