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Otto suicidi in carcere in Puglia, è allarme

Data: 28/01/2022 - Ora: 13:31
Categoria: Attualità

antigone

Tutti i numeri


Otto suicidi, uno ogni tre giorni. Questo il pesante bilancio che dall’inizio del nuovo anno interessa
gli istituti di pena italiani. Due di questi sono avvenuti nella nostra Regione, a Brindisi e a Foggia.
Un 22enne marocchino, giunto in carcere alle ore 21 dell’11 gennaio, e morto suicida alle 5.50 del
mattino successivo il primo; giovane anch’egli, e affetto da problemi psichiatrici il secondo, morto
solo tre giorni prima. Nel 2021 i suicidi sono stati 54; nel 2020 ben 62, quasi come il triste record
di 69 suicidi del 2001. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone giovani, che si trovano a
scontare pene detentive assai brevi o misure cautelari per reati minori, e per le quali il contatto con
la realtà carceraria costituisce un trauma insuperabile.


La situazione negli istituti di pena è drammatica. Covid, sovraffollamento, aumento delle patologie
psichiatriche, carenza di personale, lavoro e formazione professionale dei detenuti ai minimi storici,
non possono che rappresentare un mix esplosivo pronto a presentare il conto. Se i contagi per covid
erano appena 200 all’inizio di dicembre 2021, il report settimanale del Dap del 17 gennaio scorso
parla di 2.586 contagi, più del doppio rispetto ai dati del 6 gennaio, quando i positivi erano 1.057. Il
numero è certamente destinato a salire considerando che, rispetto all’ondata esterna, le statistiche
hanno dimostrato che l’innalzamento dei numeri dei contagiati all’interno delle carceri si registra
con un lieve ritardo. Inoltre non c’è ancora una copertura completa di vaccinati con terza dose, e
soprattutto la dotazione attuale di sole 6.000 mascherine FFp2 rappresenta un’offesa in termini di
riduzione del contagio. Vi è di più. Il costante monitoraggio all’interno degli istituti di pena ha fatto
emergere che attualmente non è garantita "la possibilità di separare positivi e negativi per l’assenza
di spazi dove spostare proprio chi risulta contagiato. Inoltre, in altri casi, pare che le direzioni
abbiano smesso di fornire mascherine nuove ai reclusi", come fa sapere il Presidente di Antigone
Patrizio Gonnella.


Riguardo ai numeri della popolazione detenuta la situazione non è certo migliore. Le persone
ristrette sono ad oggi sopra i 54.000, meno dei 61.000 detenuti presenti a febbraio 2020, ad inizio
pandemia, ma comunque ben oltre la capienza regolamentare di 50.000. A questi tassi di
sovraffollamento non corrisponde una presenza capillare di personale. Dai dati raccolti dall’
Osservatorio nazionale di Antigone durante le visite negli istituti di pena durante il 2021, è emerso
che solo il 44% degli istituti ha un Direttore incaricato solo in quell’istituto, e che ogni 100 detenuti
sono in media disponibili solo 8 ore di servizio psichiatrico e 17 di servizio psicologico, e che il
26% dei detenuti ha fatto uso di stabilizzanti dell'umore, antipsicotici o antidepressivi. Il disagio
psichico e sociale era alto già prima della pandemia, ma a partire dal febbraio 2020 gli episodi di
autolesionismo hanno raggiunto livelli come mai era successo negli ultimi venti anni.

Per fare abbassare l’asticella di questi impietosi numeri, bisognerebbe innanzi tutto concedere
realmente le misure alternative alla detenzione a quelle migliaia di detenuti che attualmente hanno
una pena da scontare al di sotto dei tre anni, e al contempo fare in modo che l’ingresso in carcere in
fase cautelare costituisca solo l’extrema ratio delle misure possibili. Altresì creare, e dove c’è,
potenziare la rete di servizi esterni che possano permettere alla persona detenuta di attuare il
reinserimento sociale previsto dalla nostra costituzione, al fine di prevenire certamente il rischio di
recidiva.


Sarebbe pertanto auspicabile perseguire la strada delle riforme sempre caldeggiata da Antigone e
proposta di recente anche dalla Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, voluta
dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e presieduta dal Prof. Marco Ruotolo, ordinario di
Diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre, nella cui relazione finale è previsto in modo
pragmatico di procedere alla revisione di alcune disposizioni del Regolamento
penitenziario del 2000 attraverso la rimozione di quegli ostacoli che incidono su uno svolgimento
della quotidianità penitenziaria conforme ai principi costituzionali e agli standard internazionali,
prevedendone il miglioramento, che potrebbe realizzarsi senza l’aggravio dell’iter di approvazione
legislativa, e dunque in maniera celere.
Si parla di migliorare la quotidianità penitenziaria e le condizioni di vita in carcere, puntando
l’attenzione su sei aree tematiche: diritti, lavoro e formazione professionale, salute, tecnologie,
sicurezza, formazione del personale, che costituiscono da sempre un vulnus del sistema carcerario.
Ora più che mai serve con urgenza ridare dignità ai detenuti ed attuare i principi sanciti dalla nostra
Costituzione, spesso lasciati fuori dalle fredde mura del carcere.

Autore: fonte Avv. Ilaria Piccinno – ANTIGONE PIGLIA

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