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Data: 30/04/2012 - Ora: 12:12
Categoria:
Cultura /
Editoriale
Comune: Lecce
Dopo l'ennesimo incidente mortale sulla stata e 275 Maglie Leuca riesplode la polemica politica fra sostenitori e oppositori dell'allargamento della strada a 4 corsie
La tragedia di ieri sulla statale 275 Maglie Leuca impone una riflessione coraggiosa e allo stesso tempo prudente. Non è una contraddizione in termini ma solo una diversità di lettura che si può dare di un evento drammatico che entra a pieno nel dibattito politico salentino.
Da sempre, ma negli ultimissimi anni in modo particolare, l'allargamento della Maglie Leuca a 4 corsie è stato terreno di contesa tra chi ha legato il suo impegno alla necessità di realizzare una superstrada con spartitraffico e chi invece ha paura che un'infrastruttura così imponente possa stravolgere l'equilibrio paesaggistico del capo di Leuca. Ma davanti ai morti, dobbiamo dirlo, gli equilibri del paesaggio e della natura contano poco, o meglio, contano meno della vita umana.
Troppi morti su quella strada ci dicono che c'è un problema sicurezza, prima ancora di un problema di sviluppo turistico o economico. La strada a 4 corsie non deve servire per velocizzare gli spostamenti ma solo a renderli sicuri, per evitare insomma che una via di collegamento debba trasformarsi in una succursale del cimitero.
Il progetto di allargamento c'è ed è addirittura finanziato, dopo mille giri e girotondi si è arrivati ad un paso dalla possibilità di realizzare l'opera che attende soltanto l'apertura del cantiere, tuttavia una pioggia torrenziale di ricorsi giudiziari ne vorrebbe impedire la messa a regime.
Una fortissima opposizione ambientalista e una altrettanto forte opposizione ideologica e di parte hanno fino a oggi allontanato la costruzione della nuova strada. Un fatto noto a tutti che rischia però di rendersi complice del già elevato grado di pericolosità di quella strada. Lo strazio di una famiglia non può rimanere ostaggio della guerra di ricorsi amministrativi o delle campagne elettorali, può al massimo elevarsi a monito perenne di un malfunzionamento della nostra organizzazione infrastrutturale che non arreca danni solo al benessere futuro della comunità sud salentina, ma provoca tragedie e dolore. E' a questo dolore che bisogna rispondere, non alla configurazione estetica di un territorio e al suo appeal, quello viene da sé. Non c'è appeal su una strada della morte, anche se è paradigma di un vivere romantico proprio di un territorio a vocazione slow e non fast.
E poi prima di continuare con questo stillicidio di faziose opposizioni, pensiamo che tutti gli alberi e i paesaggi del mondo non possono valere un sola vita umana. Non per questo si deve rinunciare all'amore per la nostra terra che da sempre rappresenta per chi scrive la cifra comportamentale e professionale. Con tutto lo spirito battagliero che ci anima quotidianamente e che ci porta a difendere il nostro ambiente, non possiamo fare a meno di sentirci sconfitti quando "nel nostro ambiente" muore un innocente.
Autore: Marco Renna
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