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Data: 28/09/2017 - Ora: 17:20
Categoria:
Attualità
Legambiente chiede indagini rapide che facciano chiarezza sulle responsabilità
Sequestro oggi presso gli impianti ENEL di Brindisi, Cementir Italia spa di Taranto e dei parchi loppa d'altoforno dell'Ilva: un’altra azienda del polo industriale tarantino si sarebbe resa responsabile degli ennesimi reati ambientali, con potenziali dannose ricadute sulla salute dei cittadini di Taranto.
"Il tutto con la "complicità" dell’Enel, - dice Legambiente - di cui lo Stato italiano resta il principale azionista, e dell’Ilva, i cui Commissari governativi - la cui eventuale responsabilità sarebbe gravissima - figurano tra i 31 indagati dell'operazione 'Araba fenice' condotta dalla guardia di finanza di Taranto - coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Lecce - per i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata, contestando alle tre società anche illeciti amministrativi".
Legambiente, pur rimanendo in attesa degli esiti dell’indagine, saluta positivamente la possibilità di approfondire, cosa sia accaduto nell’area a caldo della Cementir, e quali siano gli effetti per l’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto. Annunciamo sin da ora che, ove gli atti di indagine dovessero confermare l’esistenza di indizi di reati contro l’ambiente e la salute, che ci costituiremo parte civile nel processo penale per supportare l’attività della pubblica accusa, a tutela dell’interesse della martoriata collettività tarantina, ancora una volta colpita dagli esiti di fatti potenzialmente generatori di rischi per l’ambiente e la salute.
I gravi reati di smaltimento illecito di rifiuti, contestati dagli inquirenti ad Enel per lo smaltimento di milioni di tonnellate di ceneri prodotte dall’impianto di Cerano, sono solo l’ultima prova di quanto le centrali termoelettriche a carbone possano danneggiare il territorio, la salute delle persone e il clima. Anche il WWF da anni pone non solo l’accento sulle emissioni nocive alla salute e al clima prodotte dalle centrali a carbone ma evidenzia anche come da questi impianti si producano ingenti quantità di rifiuti solidi e liquidi. Una centrale come Cerano, che brucia almeno 6 milioni di tonnellate anno di carbone, produce oltre 600.000 tonnellate di ceneri da smaltire ogni anno. A queste si sommano diverse migliaia di tonnellate di fanghi inquinato derivati dai diversi trattamenti delle acque usate dall’impianto (milioni di metri cubi all’anno).
Sulle ceneri, oggetto del provvedimento di sequestro, esistono studi scientifici che evidenziano la loro potenziale pericolosità anche quando vengono smaltite in discarica perché producono percolato con caratteristiche genotossiche e mutagene. Anche quando le ceneri sono impiegate nella preparazione del cemento, esistono rischi assolutamente sottovalutati perché questi rifiuti derivati dalla combustione contengono un’ampia gamma di metalli pesanti tossici e possono rilasciare emissioni radioattive, come evidenzia anche un importante studio scientifico del 2007.
Rinunciare al carbone avrebbe quindi molteplici benefici, compresa l’eliminazione di ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi che poi è complesso gestire in sicurezza. Il WWF chiede che tutte le centrali a carbone vengano chiuse entro il 2025.
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