Rebus Tasi: da questa tassa dovrebbe venire il maggior gettito ai Comuni, necessario per coprire il minor trasferimento statale. Da quest'entrata dipenderanno anche alcuni servizi essenziali da erogare ai cittadini invece, in Italia, solo in 800 hanno deliberato; nel Salento nessun ente ma neanche nessun altro comune pugliese, così come, in generale, nel Sud.

Considerato che sono circa 800 (per la maggior parte enti in cui non si vota, tra cui 9 capoluoghi di Regione e 13 di Provincia) i Comuni che hanno rispettato i termini, logica vorrebbe che per questi sia mantenuta la prima scadenza (con relativa e piena riscossione) del 16 giugno, mentre chi non ha deliberato può per legge applicare l'aliquota minima Tasi dell'uno per mille prevedendo l'eventuale conguaglio con la seconda rata, quella del 16 dicembre.
Alla fine, ieri sera, il Governo ha optato per questo doppio binario. Tutto risolto? Non proprio.

Tra le delibere pubblicate, ci sono Comuni che hanno deciso, sì, ma a modo loro, fissando addirittura altre date. Il tutto in una giungla di aliquote e detrazione diverse: la Uil spiega che si rischia di avere oltre 75mila combinazioni differenti di applicazione dell'imposta, perché oltre alle aliquote differenziate tra prime case e altri immobili c'è la variante delle detrazioni.
Il problema è che di questi temi si parla all'ultimo minuto come si fosse di fronte a un'emergenza imprevista e imprevedibile: la situazione è difficile, siamo alla prima applicazione della nuova tassa, il termine per deliberare è dietro l'angolo, il 23 di maggio. E se si fermano gli orologi, in questo caso, i Comuni avvertono che lo Stato dovrebbe anticipare circa 2 miliardi (la metà del gettito Tasi) ai sindaci. Altrimenti, "niente stipendi e servizi"