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Data: 12/06/2020 - Ora: 09:27
Categoria:
Politica
Il Decreto Rilancio rappresenta, quindi, una parziale risposta per la lotta contro lo sfruttamento dei Lavoratori, in coerenza con la Legge 199/2016 di contrasto al fenomeno del caporalato
L’art. 103 DL Rilancio, rubricato "Emersione di rapporti di lavoro", introduce la possibilità di regolarizzare, mediante deposito di apposita istanza, il rapporto contrattuale con il lavoratore al fine di produrre i medesimi effetti di un contratto di lavoro subordinato con cittadini presenti sul territorio nazionale, ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri.
Si tratta di un risultato fondamentale per combattere l'emersione dei rapporti di lavoro, anche se la regolarizzazione dei Lavoratori senza permesso avrà un durata temporanea di sei mesi ed il problema, pertanto, si riproporrà dopo tale scadenza temporale.
Dunque, CGIL e FLAI CGIL esprimono una moderata soddisfazione in attesa che il Governo predisponga una nuova fase politica che faccia della buona accoglienza e integrazione dei migranti in Italia un tratto distintivo di buona politica.
Il Decreto Rilancio rappresenta, quindi, una parziale risposta per la lotta contro lo sfruttamento dei Lavoratori, in coerenza con la Legge 199/2016 di contrasto al fenomeno del caporalato. Legge che ancora deve trovare un piena attuazione in tutte le sue applicazioni: prevenzione; vigilanza e contrasto; protezione e assistenza; reintegrazione socio-lavorativa.
Tuttavia nell’ottica di rendere immediatamente esigibile il suddetto Decreto la CGIL Brindisi ha aperto 3 sportelli (Brindisi, Mesagne e Fasano) che si occuperanno della regolarizzazione dei rapporti di lavoro dei migranti che, seppur presenti sul territorio nazionale e nel mercato del lavoro sommerso, siano sprovvisti di permesso di soggiorno e dunque invisibili per lo stato di diritto nel quale vivono in assenza del controllo sulla loro legittimità del loro status.
"I migranti non devono farci comodo solo quando mettono a disposizione, per esempio, le loro braccia per raccogliere nei campi il cibo che arriva sulla nostra tavola e che una volta terminata la stagione di raccolta ritornano ad essere invisibili, ma devono avere il massimo rispetto perché stiamo parlando di persone a cui vanno riconosciuti diritti fondamentali. Persone, non braccia, non numeri".
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