Questa volta, se volete pregare, vi offro una facilitazione, svelandovi il senso più profondo del "Padre
nostro", che Gesù ci ha insegnato. Prima di tutto, Dio è "veramente" nostro Padre: ce Lo ha donato Gesù,
nostro maggiore fratello, guadagnandoGli noi, figli di Adamo, perciò peccatori, come Sua nuova figliolanza,
sulla Croce. Quindi la nostra con Dio è una relazione filiale vera, non astratta. Grande tenerezza suscita in
chi vuole pregare questa iniziale invocazione "al Papà di Gesù," l'aggettivo possessivo "nostro" nel quale ci
troviamo ad essere definiti una "cosa sola" noi con il Signore, morto e risorto, e con l'umanità intera, senza
distinzioni (come d'altronde ci vede e sente il comune Genitore).
Dopo l'invocazione "Padre nostro", continuiamo con le parole che Sei "nei cieli". I cieli di cui parla Gesù,
quando insegna questa preghiera agli Apostoli, non sono rappresentati dalla volta azzurrina che circonda la
terra, ma è la dimensione spirituale in cui vive Dio e spesso sono i "cuori "degli uomini, aperti alla salvezza.
Dei nostri cuori (capacità di Amare) il cielo geofisico è una semplice immagine, utile come significato
rappresentativo. E’ nel "cuore" dei credenti che dilaga la Luce divina immortale; è in noi che brilla Dio, Sole
eterno, che mai si oscura. Vi propongo, a questo punto di fermarvi e mettervi a contemplare, magari dalla
finestra, un’alba o un tramonto luminoso, e a credere, perché è vero, che la fede rende il vostro intimo
molto più bello di quello spettacolo, di per sé stupendo, che la natura vi offre. La vostra forza è credere e
ospitare in voi il Signore! Se volete, da oggi, cominciare tale esperienza, avete il Vangelo, Gesù vivo e i
Sacramenti, canali della vita di Dio che vuole raggiungerci... (Il resto la volta prossima!).