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Data: 28/06/2016 - Ora: 12:48
Categoria:
Economia
CGIL, CISL, UIL chiedono al Governo di estendere a 24 mesi il permesso di soggiorno per chi ha perso il
lavoro
La crisi economica in Italia ha colpito duramente anche il lavoro degli stranieri negli ultimi 8 anni, tanto che
il tasso di disoccupazione degli stranieri ha raggiunto quota 17% . Dal 2008 sono tantissimi i cittadini di Paesi
Terzi che hanno perso il lavoro e non sono riusciti a trovarne uno nuovo entro un anno - termine previsto
dallo Stato italiano per trovare una nuova occupazione. Oltre a questo dramma, gli stranieri vedono messa
in discussione la propria permanenza regolare sul territorio nazionale stante le norme restrittive vigenti in
materia di soggiorno in Italia. Come risultato, una parte di loro è dovuta andarsene per cercare lavoro
all’estero. La maggior parte, però, è finita nella trappola del lavoro sommerso, un tunnel da cui è
difficilissimo uscire ed in cui vengono cancellati i diritti fondamentali, civili e del lavoro.
Con
la legge 92/2012, lo ricordiamo, la durata del permesso per attesa occupazione è stata portata da sei
mesi ad un anno (minimo). Il permesso può essere ulteriormente rinnovato per "tutto il periodo di durata
della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore" e nel caso in
cui egli dimostri l’esistenza di un "reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo
annuo dell’assegno sociale". Questi aspetti sono stati anche precisati in una circolare del 09/07/2012
inviata
dal Viminale alle questure.
Malgrado ciò tra il 2014 ed il 2015 oltre 300 mila permessi non sono stati rinnovati. Circa 100 mila stranieri
si sono trasferiti all’estero e i restanti 200 mila sono scivolati nell’illegalità del lavoro sommerso
, spesso con
conseguenze ancora più drammatiche per i loro familiari a carico, con particolare riferimento ai minori,
magari nati in Italia.
Per questo motivo, da molto tempo Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto all’Esecutivo di estendere la durata del
permesso per attesa occupazione a due anni, "vincolando il provvedimento alla messa in atto di concrete
politiche attive del lavoro...".
Le tre Confederazioni hanno suggerito inoltre la necessità di monitorare il comportamento delle questure,
visto che – malgrado la norma di legge e la circolare citata – il numero dei mancati rinnovi si è rivelato
eccessivo. In diversi casi, le questure di importanti città hanno mancato di rinnovare il permesso di
soggiorno a stranieri che avevano perso il lavoro, avendo esaurito i benefici del permesso per attesa
occupazione o quelli derivanti dagli ammortizzatori sociali.
In alcuni casi, viene rigettata addirittura la prima istanza di rinnovo per attesa occupazione se la Questura
verifica che lo straniero è stato disoccupato già nei dodici mesi precedenti, quando era ancora titolare di
un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
In altri ancora, pur in presenza di un contratto di lavoro di breve durata, le Questure tengono in sospeso
l'istanza di rinnovo, in attesa che il contratto venga prorogato o, in alternativa, rilasciano un permesso di
soggiorno della durata di pochi mesi.
A tutto ciò si accompagna poi una difficoltà derivante dalla impossibilità attuale delle Questure di
verificare i contributi relativi alle prestazioni lavorative "occasionali" che non compaiono nella banca dati
INPS e che rischiano quindi di prorogare ulteriormente i tempi o addirittura sospendere la valutazione
delle istanze.
Vale la pena di ricordare come il lavoro nero (in molti settori produttivi) stia producendo situazioni di grave
sfruttamento e sia spesso funzionale a fenomeni di tratta e lavoro forzato. Da qui la necessità di affrontare
seriamente questo problema con l’adozione di provvedimenti legislativi atti a prolungare la durata del
permesso per attesa occupazione (almeno a due anni) ed evitare che decine di migliaia di persone finiscano nelle mani del racket del lavoro nero e del grave sfruttamento.
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