Questo isolotto, una volta un tutt’uno con la terra ferma, era per i turchi il baluardo difensivo più estremo del nord Salento, il luogo mai oltrepassato nemmeno negli anni delle sanguinose conquiste di Otranto e dintorni. Sembra trascorso tanto tempo da quel 1481, anno in cui le truppe aragonesi ricacciarono i saraceni in mare liberando il salento occupato eppure è solo uno degli episodi della prestigiosa storia di Roca, un luogo sacro di nome e di fatto. Nel parco archeologico forse più importante del salento, le innuemerevoli frequentazioni e attestazioni antropiche si risolvono i destini delle politiche culturali del sud Salento. Nei giorni scorsi il parco di Roca vecchia ha ispitato la visita di un gruppo di archeologi provenienti da tutta Italia impegnati in un tour di studi in Puglia. Roca come santuario della preistoria con la grotta della Poesia dove le ricerche dell’Università di Lecce già dal 1983 hanno portato alla luce iscrizioni in lingua messapica, greca e latina a testimonianza di una frequentazione del sito durata secoli.
Gli scavi archeologici sono stati eseguiti in un luogo caro all’industria del turismo perché il parco si affaccia su uno dei punti più suggestivi della costa adriatica pugliese. E’ qui che incontriamo il sindaco di Melendugno Marco Potì.

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