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Data: 16/11/2016 - Ora: 10:08
Categoria:
Attualità
Una donna di 60 anni e una bambina
Una donna di 60 anni, giunta in semi-coma all'ospedale di Gallipoli, è risultata positiva alla meningite, è stata subito trasportata in rianimazione in isolamento; parenti e personale medico e paramedico sottoposti a profilassi come da protocollo.
Un altro caso, a Lecce. Un caso serio di encefalomielite, ma non si tratta di meningite. Asl Lecce smorza l’allarme generato dalla notizia di una bambina di 4 anni (residente a Lecce) trasferita d’urgenza dalla Pediatria dell’Ospedale "Vito Fazzi" all’Ospedale pediatrico "Giovanni XXIII" di Bari, dove è tuttora ricoverata in Rianimazione. Il trasferimento di lunedì, nell’unica struttura del genere in Puglia, si è reso necessario per il complicarsi del rischio respiratorio a carico della piccola paziente, tenuta sotto osservazione dai medici del Fazzi già da venerdì, quando era stata ricoverata su indicazione del pediatra che la stava seguendo per una forma di polmonite.
Il primario della Pediatria, dottor Piero Caprio, spiega che «sono stati svolti tutta una serie di esami diagnostici, il cui esito negativo ha escluso decisamente che si possa trattare di meningite». «Sia gli esami colturali – aggiunge – sia quello per lo streptococco pneumoniae, ossia la meningite, hanno dato risultato negativo. Non c’è dunque nessuna infezione batterica, ma una forma virale di encefalomielite. Una patologia seria da fronteggiare, per cui ringraziamo i colleghi del Pediatrico di Bari – con i quali restiamo in stretto contatto - per aver messo a disposizione il posto letto per la nostra piccola paziente. Detto questo, ribadisco che la paziente è stata seguita con cura e la patologia individuata in modo preciso dai sanitari del Fazzi, che però non hanno a disposizione gli strumenti di una struttura altamente specializzata come quella di Bari».
Doverosa, quindi, la rassicurazione finale che Caprio condivide con Alberto Fedele, direttore del Dipartimento di Igiene e Salute Pubblica dell’ASL di Lecce: «Non c’è alcuna profilassi da fare a persone o cose, né alcun rischio di contagio. Non è un caso che deve destare preoccupazione, almeno per quanto riguarda i risvolti legati all’infettività».
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