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Data: 24/11/2016 - Ora: 11:14
Categoria:
Attualità
In Asl Lecce si è riunito il Tavolo interistituzionale
La Rete Territoriale Antiviolenza comincia a prendere forma. La tappa di ieri, 22 novembre 2016, nella Direzione generale della ASL di Lecce è servita per cominciare a ritessere la trama di un percorso lungo e non semplice, ma anche ad acquisire le volontà dei soggetti coinvolti, pubblici e del privato sociale. D’accordo, tutti, su un principio fissato dal direttore generale Silvana Melli: «Dobbiamo ragionare e operare per contrastare la violenza contro la fragilità, che è una e riguarda donne, bambini, omosessuali, anziani e disabili».
Fragilità e risposte da inserire in un sistema complesso in cui bisognerà far combaciare le diverse esigenze di chi come i Centri antiviolenza opera sul campo, direttamente a contatto con le vittime di violenza, abusi e maltrattamenti fisici e psicologici, e il modus operandi di istituzioni – Magistratura, Tribunale dei Minori, Prefettura, Forze dell’Ordine, Scuola e la stessa Asl – che hanno procedure, tempi, organizzazioni e gerarchie ben definiti ma anche molto diversi. Il tutto sotto l’ombrello «della legge regionale 29 del 2014 – come ha ricordato la Consigliera di Parità regionale Serenella Molendini – e delle linee guida in corso di definizione, in cui bisognerà inserire e armonizzare i diversi percorsi antiviolenza da realizzare, compreso quello leccese». Un panorama su cui già operano, a livello regionale, 15 centri antiviolenza privati, sei pubblici, otto case-rifugio, tre "codici rosa" e 35 équipe multidisciplinari.
Non è l’anno zero, dunque, ma molto c’è ancora da fare. Nella realtà leccese, in particolare, ripartendo dal lavoro fatto nell’ultimo anno sarà avviata a breve, dopo la firma di un Protocollo d’intesa tra Procura della Repubblica e ASL, la sperimentazione del "codice rosa" nell’Ospedale di Gallipoli: «Sarà una stanza dedicata all’interno del Pronto Soccorso – ha ricordato il dg Melli – in cui le donne e i minori vittime di violenza saranno accolti, assistiti, curati e avviati in un percorso codificato più ampio che stiamo provando a costruire». Uno strumento in più che andrà inserito, come la prima tessera in un puzzle, nella Rete Territoriale Antiviolenza che è l’obiettivo finale e operativo su cui la Asl sta investendo risorse umane ed energie. «La rete – ha spiegato Melli – ha bisogno di connessioni forti per funzionare ed è ciò che stiamo facendo attraverso il Tavolo interistituzionale, mettendo a disposizione le nostre strutture sanitarie e socio-sanitarie. La stella polare che seguiamo è il permettere ad esperienze diverse di dialogare sul terreno comune della sensibilità e del contrasto ad ogni forma di violenza sulle persone più fragili della nostra società».
Ben inteso, ognuno per le proprie competenze, sollecitando però il senso di responsabilità con una «chiamata a compiere azioni concrete» e sfruttando percorsi già incardinati, come quello della Asl di Bari, che «vanno aggiornati e coordinati con la legislazione regionale in evoluzione». Fondamentale – ha aggiunto Melli - «è anche il coinvolgimento diretto dei pediatri e dei medici di base, veri e propri avamposti sui territori, così come la formazione degli operatori». Un punto di partenza – e di non ritorno - per stimolare anche la risposta consapevole delle "agenzie naturali" come Scuola e famiglia e quella istituzionale che – parole del vicecomandante del Comando provinciale dei Carabinieri di Lecce, tenente colonnello Fernando Surico - «necessita solo di essere armonizzata, perché qui a questo tavolo lo Stato è presente». Ed è proprio per capire meglio ruoli, competenze e modalità operative che il Tavolo interistituzionale ha concluso la lunga e partecipata riunione aggiornandosi ad una prossima tappa.
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