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Data: 23/04/2023 - Ora: 13:57
Categoria:
Cultura
L'umana incredulità in LUI, deriva
dal cuore di pietra, incapace di riconoscere, nel Nazareno, il Messia
Tornavano a Emmaus due discepoli del Risorto, tristi in cuore, desiderosi di confortarsi l'un l'altro.
Erano stati anche loro incapaci di accogliere la buona notizia che le "donne" avevano comunicato
agli undici nel cenacolo: gli Angeli, in visione, avevano loro annunciato che Gesù era risorto. Pietro
e Giovanni, a tale notizia accorsi, avevano trovato il sepolcro vuoto e bende e sudario ben piegati.
La Resurrezione è l'Evento centrale della nostra fede perché è la concreta manifestazione del
sovvertimento delle leggi naturali che regolano l'inviolabilità, per i viventi, del muro della morte.
Pure Gesù si era ben dimostrato ai giudei e ai Suoi "Vita" e "Resurrezione" , con la figlia di Giairo,
con il giovane figlio della vedova di Naim, con Lazzaro di Betania. L'umana incredulità in LUI, deriva
dal cuore di pietra, incapace di riconoscere, nel Nazareno, il Messia, nonostante i segni da LUI
operati. Fra noi oggi, a 2000 anni e passa, dalla Resurrezione, vivono ignobili sfruttatori dei
miracoli, che li ridicolizzano; (i moltiplicatori di pizza e di gnocchi, a svantaggio di creduloni, incolti
sempliciotti, che ci rimettono denaro), con questi, ci sono coloro che rivelano la loro triste
sicumera di "sapientoni" dichiarando: "i miracoli non esistono". Per costoro quindi è "falsa" la
Resurrezione di Gesù Cristo, miracolo per eccellenza, e nella loro presunzione pensano di tacitare
la Parola di Dio, che, tutti i giorni, ci offre una vita, capace di eternarsi, oltre la morte dell'io
carnale. Il Vangelo racconta che ai due discepoli, incamminati verso Emmaus si avvicina il Risorto,
sotto le sembianze di un pellegrino; Egli, dopo aver ascoltato il racconto della Sua crocifissione e
morte, ne dà la spiegazione, citando Scrittura e profeti. Pure invincibile risulta la incapacità dei due
di riconoscere, in Colui, che si è fatto loro prossimo nel cammino, il Nazareno, vincitore della
morte. Stupisce molto in tale contesto la condiscendenza del Signore, che non si rifiuta di fermarsi
con loro, quando raggiungono la meta, anzi accetta di cenare con Cheopa e il suo compagno, in
una locanda. Qui, a tavola, prende il pane e, come nell'Ultima Cena, lo spezza e lo offre loro, che,
finalmente, Lo riconoscono. È un attimo e il Risorto scompare. I due discepoli fanno il cammino a
ritroso, e tornano a Gerusalemme per raccontare agli Apostoli il loro "Incontro" ed ascoltare, a
loro volta, l'esperienza del Risorto, fatto dagli undici. Bellissimo questo scambio di comunicazione
tra quanti sono finalmente certi che il loro Maestro, tornato trionfante in vita, è il Messia, il cui
Vangelo -Bella Notizia - si prolungherà per generazioni e generazioni di credenti, trasformandosi in
kairos, per loro.
Autore: Mariagrazia Camassa
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