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Data: 19/09/2016 - Ora: 12:25
Categoria:
Politica
L'eterna lotta di Torre Chianca contro il degrado
Solo un sesto dell’area interessata dagli interventi di sfalcio, residui di vegetazione depositati ai margini del canale e mai smaltiti, rifiuti di vetro e plastica non rimossi: è una situazione tutt'altro che idilliaca quella descritta dall’Associazione Marina di Torre Chianca, che ha deciso di indirizzare al Consorzio Ugento Li Foggi e alle autorità comunali di Lecce un ulteriore sollecito, prima di passare ai toni forti presentando denuncia scritta alla Magistratura.
"Il 1^ settembre scorso una squadra di 4 lavoratori, muniti di decespugliatori e attrezzature manuali, ha avviato lo sfalcio della vegetazione del canale Fetida con il taglio della vegetazione presente lungo le sponde a partire da Via del Tiglio. - spiega Daniele Biasco, Presidente dell’Associazione - Il 6 Settembre mi sono rivolto direttamente al Geometra supervisore dei lavori, per chiedere con urgenza una manutenzione completa e straordinaria di tutto il canale, visto che l’intervento precedente risaliva al 2013 e che negli ultimi 10 anni non è stato mai effettuata una pulizia adeguata. Ho chiesto anche il completamento dei lavori con raccolta e dragaggio e lo smaltimento dei rifiuti vegetali. In tutta risposta, mi è stato detto che l’Ente incaricato non disponeva di mezzi idonei per lo smaltimento e che l’affidamento dei lavori non comprendeva questi ulteriori interventi".
Una situazione che periodicamente si ripropone negli stessi termini, fino a diventare insostenibile per tutti i residenti della marina leccese. "Siamo stanchi di lottare e pretendere diritti che riteniamo basilari per tutti i cittadini, come la pulizia, l’igiene e il ripristino del funzionamento idraulico delle acque lungo TUTTI i canali, così come siamo stanchi di lavori fatti a metà o, ancor peggio, appena accennati. Abbiamo deciso di scrivere al Consorzio Ugento Li Foggi e al Comune di Lecce tentando di giocare la carta della diplomazia e dei mass media, prima di ricorrere alla Magistratura, passo che ci auguriamo vivamente di poter evitare. Non ci serve il contentino, - conclude Biasco - ma la dignità di un luogo quantomeno decoroso e non abbandonato a se stesso".
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