Quarantatre arresti effettuati questa mattina in un\'inchiesta denominata "Alta marea" del Ros dei carabinieri e "Terre d’Acaia" della Squadra Mobile per estorsioni nei confronti dei titotali degli stabilimenti balneari.

Nell’ordinanza ci sono capi e gregari dei nuovi clan, rimodellatisi dopo la raffica di arresti dei decenni scorsi e dopo le recenti scarcerazioni eccellenti.

Le due inchieste, condotte parallelamente dal Ros dei carabinieri e dalla Squadra Mobile anche sulla base di alcune rivelazioni fatte negli anni scorsi da collaboratori di giustizia poi sviluppate con serrate attività investigative, hanno portato alla luce lo spaccato di un Salento in cui la calma è solo apparente e in cui, come ha sottolineato pochi giorni fa il procuratore capo della Dda di Lecce Cataldo Motta, "sta crescendo in maniera preoccupante il consenso ai clan". Consenso che – come emerso la settimana scorsa nell’operazione "Tam tam" della polizia – si manifesta addirittura in maniera "preventiva", con richieste di protezione da parte degli operatori turistici che pagano i rappresentanti dei sodalizi criminali per avere la possibilità di lavorare tranquilli.

Che la criminalità stia cercando di impossessarsi del turismo salentino lo dicono i dati, gli arresti di questi giorni, le dichiarazioni degli inquirenti. Le estorsioni riguardano sia la costa ionica che quella adriatica, dove appunto operavano alcuni degli affiliati finiti in manette stamattina. L’altro gruppo importante finito al centro delle inchieste era attivo invece nella città di Lecce. I reati contestati a vario titolo alle persone arrestate sono associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e estorsioni.