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Data: 18/06/2021 - Ora: 10:43
Categoria:
Cultura
Breve commento del Vangelo di domenica prossima
Viaggiamo, nella comune barca della storia umana, con Gesù; somiglia questa nostra esistenza a un natante immerso nel tempo, mare tempestoso.
Non dorme il Nazareno, come faceva nella barca di Pietro, sulle acque del lago di Galilea (che il Vangelo chiama "mare" per le sue dimensioni e per le burrasche improvvise, che gli altri specchi lacustri ignorano), siamo invece noi, ai nostri giorni, obnubilati da sogni esistenziali pagani, ad essere incapaci di indirizzare il nostro cuore egoista verso la compassione
fraterna.
Rischiamo così di naufragare, fidandoci di idoli che, come venti contrari, non ci spingeranno mai sulle rive del Vangelo cristiano. Gesù tenta di risvegliarci "Figli, attenti, naufraghiamo!" urla da prua, ma noi, irretiti dalla sonnolenza, sussultiamo, senza però riuscire a convertire la rotta dei nostri cuori traviati da progetti egoistici.
Il rischio che continuiamo a correre è la insoddisfazione grave che può generare in noi disperazione. Ed è proprio tale sentimento che può invaderci, il più grave fallimento che l’umanità di ogni tempo deve evitare.
Che cosa dire della pandemia? Questa è ancora una prova, un richiamo alla conversione da operare, trasformando i nostri disvalori in apertura a relazioni fraterne, in tenerezza e cura per i più poveri. Mentre noi, purtroppo, siamo ancora alla spasmodica ricerca di un fantomatico, sterile benessere.
Anche nell’Antico Testamento l’umanità, dimenticando Dio, pativa l’esito di guerre sanguinose e di persecuzioni, cadendo in povertà devastanti. Quando però capiva, aiutata dai profeti, di aver imboccato la strada dell’idolatria, cambiava rotta e, pentita, tornava al Signore della Storia.
Il vero naufragio per l’umanità di ogni tempo non è la morte, sempre presente nella condizione umana, ma la disperazione, l’unica possibilità trista che abbiamo di allontanarci, per sempre, dal Crocifisso, nostra Salvezza. Se la vita è il dono offertoci, c’è da dire però anche che, dopo la Resurrezione di Gesù, la nostra morte non è più fallimento, perché, per noi, è stata convertita nell’angelo che ci accompagnerà a ricevere, in premio, l’Eternità preparataci dal Padre.
Autore: Mariagrazia Camassa
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