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Data: 03/12/2020 - Ora: 12:36
Categoria:
Cultura
Lo studioso salentino riscoperto in questi anni ha molto da raccontare ancora oggi
Il prossimo 19 dicembre ricorre il cinquantesimo dalla morte di Vittorio Bodini, lo studioso salentino. Bodini nacque da genitori salentini il 6 gennaio del 1914 a Bari, ma ancora in fasce venne portato a Lecce. Nel 1932 fondò un gruppo futurista leccese, il "Futurblocco". Nel 1937 si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, dove si laureò nel 1940. Qui diventò amico tra gli altri di Mario Luzi, Alessandro Parronchi e Piero Bigongiari. Tornato a Lecce, con Oreste Macrì, curò la terza pagina di Vedetta mediterranea, storico periodico fondato da Ernesto Alvino, poi collaborò a Letteratura, pubblicando le prime poesie; aderì al movimento Giustizia e Libertà e si inserì in Libera Voce.
Nel 1946 si trasferì in Spagna come lettore d\'italiano e poi antiquario. Nel 1950 rientrò a Lecce e dopo due anni ebbe la cattedra di Letteratura spagnola presso l'Università di Bari. Nel 1954 fondò L\'esperienza poetica, rivista che durò due anni. Continuò ad avere rapporti stabili con il Salento, anche se negli ultimi dieci anni si trasferì a Roma, dove morì il 19 dicembre 1970.
Studioso del barocco, di Luis de Góngora e dei surrealisti spagnoli, Bodini diede vita a importanti traduzioni del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes, del Teatro di García Lorca, uscite presso Einaudi, oltre che di riuscite pagine di Francisco de Quevedo, Rafael Alberti, Pedro Salinas, Pablo Neruda ecc.
È autore di numerosi scritti in prosa, via via dimenticati, ma oggi riscoperti grazie all\'attento lavoro della casa editrice Besa e del docente dell'Università di Lecce Lucio Antonio Giannone. Pubblicò inoltre apprezzati libri di poesia. Da ricordare La luna dei Borboni (1952), Dopo la luna (1956), Metamor (1967) e Poesie (1972, raccolta postuma uscita per Arnoldo Mondadori Editore e negli ultimi anni ripubblicata da Besa). In molte sue poesie sono menzionate diverse località del Salento, quali Lecce, Torchiarolo, Cocumola.
Una poesia di Bodini
La luna dei Borboni
col suo viso sfregiato tornerà
sulle case di tufo, sui balconi.
Sbigottiranno il gufo delle Scalze
e i gerani — la pianta dei cornuti —,
e noi, quieti fantasmi, discorreremo
dell’unità d’Italia.
Un cavallo sorcigno
Camminerà a ritroso sulla pianura.
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